Sud più povero della Grecia: complicità e silenzi colpevoli

   

Il Sud è più povero della Grecia. Lo stipendio medio di un meridionale è di 17.957 euro (in Grecia 18.454): nel Nord Italia, invece, arriva a oltre 30.000 euro (pari a quello di Germania e Austria). Una famiglia meridionale su quattro al Sud è povera (il doppio della media italiana: una su otto). Dei 500.000 posti di lavoro persi dall’inizio della crisi oltre 300.000 sono stati persi al Sud dove il PIL si è ridotto il doppio di quanto si sia ridotto al Centro-Nord (2007-2012: oltre 10% a fronte del 5,7%). A Napoli e in Campania i dati più drammatici seguiti da quelli della Sicilia e della Calabria. Lo ha scritto il Censis qualche giorno fa, ma a nessuno importa e si continua a discutere del “rischio-Grecia” (quella Grecia così vicina a noi meridionali, tra l’altro, anche per le antiche e gloriose radici). 
Qualcuno grida ancora “prima il Nord” e qualcun altro lo asseconda e lo ha assecondato. E intanto continua il giochino delle alleanze e dei rifiuti mentre il Sud (neanche la sola parola), dopo la sua assenza nei programmi elettorali di tutti i partiti, è assente pure nei punti programmatici urgenti offerti per il “nuovo” governo. In realtà nessuno interviene anche perché, la storia lo dimostra, la precarietà e l’indigenza sono elementi essenziali per impedire i cambiamenti: solo così si può essere sicuri che i soliti partiti (destra o sinistra, poco importa), gli stessi che hanno ridotto il Sud in queste condizioni, prenderanno la dose necessaria di voti in cambio delle solite elemosine elargite sul territorio. Una trappola che dura da oltre 150 anni. E dalla quale si esce con una consapevolezza diffusa e radicata, con un orgoglio ritrovato e con classi dirigenti finalmente e veramente nuove per chi si sente sempre meno rappresentato e difeso a livello politico ma anche culturale ed economico. Sono gli obiettivi per i quali da sempre, senza scorciatoie illusorie e senza compromessi utilitaristici, Movimento Neoborbonico e “Parlamento delle Due Sicilie” si battono e si batteranno con l’aiuto dei tanti che si sono affiancati a noi in questi anni.

(ARTICOLO COMPLETO SU www.parlamentoduesicilie.it) 
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