Tra i caduti di Gaeta anche soldati svizzeri

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GAETA E GLI SVIZZERI NAPOLETANI
I caduti dei reggimenti svizzeri nell’Assedio di Gaeta e nella battaglia di Mola.

La presenza di Reggimenti svizzeri all’interno dell’Esercito del Regno delle Due Sicilie è un fatto risaputo e fondante per quanto riguarda le dinastia Borbone. La loro presenza era infatti stata introdotta già da Carlo di Borbone nel 1734.
L’idea era quella di avere dei reparti stranieri, dei reggimenti che potessero rispondere solo al Re e che erano quindi fuori dai giochi di potere e potessero essere una garanzia per la stabilità politica del Regno ed un salvacondotto per il Re in caso di complotti e colpi di Stato, soprattutto all’inizio del Regno quando i nobili mal sopportavano quella politica troppo rivolta al popolo.
I Reggimenti svizzeri furono temporaneamente sciolti nel 1790, ma già nel 1799 si provvide a creare un nuovo reggimento. Fino al 1849 il reclutamento volontario veniva svolto dalle autorità cantonali elvetiche per poi passare ad agenti privati nominati dai colonnelli svizzeri.

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I battaglioni svizzeri si distinsero particolarmente nelle ultime vicende del Regno delle Due Sicilie. A Capua, a Mola e durante l’Assedio di Gaeta. Grazie alla pubblicazione online dei registri civici da parte dell’Archivio di Caserta, si è potuto per la prima volta compiere un censimento sui caduti di quelle tragiche giornate. Quello che ne viene fuori è un quadro impietoso di morte, distruzione e di sangue. Non risparmiando niente e nessuno.
A Gaeta morirono ad esempio molti bambini, figli di militari e civili, sotto le bombe. E se il numero dei soldati napoletani è sterminato e spaventoso il numero di soldati svizzeri deceduti rappresenta davvero un frangente di questa guerra poco raccontato. Tra la sola Mola (oggi Formia) e Gaeta abbiamo potuto censire in quei pochi mesi ben ottanta caduti, tutti appartenenti ai Battaglioni Svizzeri. I due caduti della Battaglia di Mola (4 nov 1860) erano già noti in quanto ufficiali, le cronache ci hanno ben descritto l’eroiche gesta del Capitano Fevot e del Tenente Brunner disposti a difendere la posizione fino alle’estremo sacrificio. L’elenco di questi caduti costituiranno elemento di approfondimento nei due momenti dedicati alle celebrazioni storiche a Mola e a Gaeta. Tra i tanti caduti vogliamo ricordare il piccolo Ferdinando Cartier, di 2 anni e mezzo, figlio di D. Francesco Cartier, Alfiere dei veterani Svizzeri. Ed il Cappellano Svizzero D. Andrea Eichholzer, confessore della Regina Sofia morto ad una settimana dalla fine dell’Assedio.  Questi nomi e queste cifre sono comunque riduttivi se pensiamo che non tutti i caduti militari venivano registrati nei registri civici. Maggiormente venivano censiti quelli che morivano in ospedale, ma non si hanno tracce di chi moriva in trincea o in batteria. I numeri forniti si teme essere quindi anche esigui rispetto alla realtà.

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Tracce di storia che vengono a galla pian piano. Tracce del nostro passato che non possono essere sottaciute o dimenticate. Soldati caduti in difesa della nostra Patria che mai sono stati ricordati ed a cui mai nessuno ha reso onore aspettano il nostro giusto tributo.

Daniele E. Iadicicco

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