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Napoli – Teatro Immacolata – LUCIA MIGLIACCIO
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Le origini della Mafia
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I Borbone: “PIEMONTESI BASTARDI! ” – La Verità rubata
Nel Lager di Fenestrelle in Piemonte oltre 5000 soldati borbonici vengono fucilati, molti altri vengono fatti morire di freddo e di stenti.
Prima di essere fucilati i poveri militari, traditi dai loro stessi comandanti, gridavano “Bastardi piemontesi-italiani” ai loro aguzzini. Massimo d’Azeglio che dice che mettersi con il sud è come andare a letto con un cadavere lebbroso. “Africanissima gente” diceva il Farini.
Il cugino del bandito Ciccone incontra il capitano spagnolo Pamplona e gli parla dell’oro con il quale gli inglesi corrompevano i generali napoletani affinché facessero ritirare la loro truppa che avrebbe vinto con estrema facilità.
L’autore porta alla luce, in questo romanzo storico, innumerevoli realtà che coinvolgono gli interessi di Francia ed Inghilterra. Come sarebbe stato bello per noi se la storia fosse stata scritta anche dai vinti e non solo dai vincitori.
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Pasqua a Caltagirone
“Passio et Resurrectio 2025”, la Pasqua a Caltagirone, propone anche tre mostre fotografiche, che arricchiscono il programma delle giornate – clou della Settimana Santa.
E’ stata il inaugurata oggi 16 aprile, alle 18,30, al Museo Hoffmann, la mostra fotografica di Andrea Annaloro, a cura di Antonino Navanzino, direttore del Museo, con presentazione del giornalista Mariano Messineo. Si tratta di un viaggio visivo tra fede popolare e tradizione, di un omaggio del fotografo alla propria città in uno dei periodi più significativi: quello compreso fra la Festa dell’Addolorata e la Domenica di Pasqua. Annaloro racconta la devozione che attraversa i volti e i gesti dei protagonisti e i luoghi che più caratterizzano i riti e le celebrazioni. Visitabile sino al 15 maggio.
“Il tempo di uno sguardo” è il titolo della personale di fotografia di Mario Alberto Alberghina, che sarà inaugurata giovedì 17 aprile, alle 19, nell’ex Carcere borbonico. La mostra è curata da Giovanni Canfailla, con la presentazione di Salvatore Parlagreco, critico d’arte. In questa raccolta di immagini, Mario Alberghina ci accompagna in un percorso intimo e autentico, fatto di paesaggi che parlano al cuore, momenti rubati alla natura nel silenzio del birdwatching e angoli nascosti del centro storico che illustrano storie di vita quotidiana. Visitabile sino al 18 maggio.
“Teatri di Passione, teatri di vita” è il titolo della collettiva di fotografia che si terrà nei locali della Corte Capitaniale (via Duomo 7) dal 17 aprile al 18 maggio, con inaugurazione alle 20,30 di giovedì 17. La collettiva è a cura di Giovanni Canfailla, mentre l’allestimento è opera di Luigi Falcone.
Mariella Renda, Mario Alberghina, Claudio Garofalo e Toni Picone raccontano la Settimana di Pasqua a Caltagirone. Uno sguardo intimo e profondo sulla tradizione, la spiritualità e le emozioni che attraversano la città in uno dei momenti più sentiti dell’anno. Visitabile sino al 18 maggio”.
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Compra solo e sempre i Prodotti della nostra Terra
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L’assedio della Fortezza di Civitella del Tronto e il brigantaggio legittimista
Presentazione e Conferenza il 23 maggio, ore 18.00, in Pinacoteca SOMS Società Operaia Mutuo Soccorso – Spoltore con Cristiano Vignali, Giovanni Stramenga ed Angelo Massimo Pompei
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Premio Letterario Michele Selvaggio
L’Istituto Storico Sannio Telesino indice e organizza la terza Edizione del Premio Letterario Nazionale “Michele Selvaggio”.
Il Premio è una manifestazione di interesse e di alto valore culturale e si avvale del Patrocinio della Regione Campania, della Provincia di Benevento, del Comune di Telese Terme (BN), e del Rotary International Club Alto Casertano-Piedimonte Matese. Nasce dalla volontà di promuovere, raccogliere, incentivare la ricerca storica, attraverso la premiazione di opere a carattere biografico o saggi critici su processi storici.
TEMA DEL CONCORSO – EDIZIONE 2025
Saggistica storica
un’esplorazione aperta tra Divulgazione e Accademia
REGOLAMENTO
Art. 1: La partecipazione alla Terza Edizione Premio Letterario “Michele Selvaggio” comporta l’accettazione incondizionata di tutte le norme inserite nel presente Regolamento. Il mancato adempimento a una delle norme indicate comporterà l’esclusione dal Premio.
Art. 2: Al concorso possono partecipare autori che abbiano compiuto la maggiore età, residenti in Italia e all’estero, purché le opere siano scritte in lingua italiana o in vernacolo e rispondano alle caratteristiche richieste dal presente bando.
Art. 3: La partecipazione al Premio avviene a titolo gratuito e non prevede quota di iscrizione.
Art. 4: Possono partecipare opere inedite oppure edite in data non anteriore al 2020.
Art. 5: L’opera in concorso dovrà essere inviata, esclusivamente tramite e-mail, entro il termine previsto dal presente Regolamento. Dovrà essere in formato PDF e dovrà contenere, nel caso di opere edite, la copertina, il frontespizio e il numero di codice ISBN. In mancanza del formato PDF, sarà possibile concordare, nel rispetto dei termini di scadenza, l’invio di almeno 3 (tre) copie dell’opera in concorso, in formato cartaceo, contattando l’indirizzo di posta: premiomicheleselvaggio@gmail.com.
Art. 6: Termine perentorio di scadenza per la presentazione delle opere in concorso: ore 24 di mercoledì 30 aprile 2025, alle ore 24.
Art.: 7: La Commissione esaminatrice, nominata dal Comitato organizzatore del Premio Michele Selvaggio, valuterà i lavori pervenuti e stilerà la graduatoria di merito. Il suo giudizio è insindacabile ed inappellabile.
Art. 8: I Premi per i primi tre classificati saranno:
1° Classificato: 1.000 euro
2° Classificato: 600 euro
3° Classificato: 400 euro.
Art. 9: I vincitori saranno premiati durante la cerimonia pubblica che si terrà sabato 14 giugno 2025. La Commissione esaminatrice, oltre ai Premi indicati all’art. 8, si riserva di prevedere altri Premi speciali, menzioni d’onore, borse di studio ed attestazioni di merito.
Art. 10: Le opere dovranno essere inviate al seguente indirizzo mail: premiomicheleselvaggio@gmail.com. (Nel caso di file di grandi dimensioni sarà possibile avvalersi dei comuni servizi on line: WeTransfer, Dropbox, Jumbomail ecc.) L’Autore dovrà allegare anche il suo indirizzo postale, recapito telefonico ed indirizzo mail. Sul sito http://www.istitutostoricosanniotelesino.it/Modulo di Partecipazione è presente un apposito form per facilitare la partecipazione al Concorso.
Art. 11: Con la partecipazione al Premio Letterario “Michele Selvaggio” gli interessati autorizzano il trattamento dei propri dati personali nell’ambito dell’iniziativa in programma nel rispetto del Dlgs. 196/2003 e successivi aggiornamenti, nonché del Regolamento (UE) 2016/679 General Data Protection Regulation (GDPR).
Art. 12: Tutti i premi verranno consegnati nel corso della Cerimonia di premiazione. La presenza alla premiazione è obbligatoria, in caso di mancata presenza (non saranno accettate deleghe) il Premio non verrà spedito e resterà di proprietà dell’Organizzazione, che potrà riutilizzarlo per altre iniziative.
COMPONENTI DELLA GIURIA
Edizione 2025
GIULIO SODANO (Presidente della Giuria)
Professore ordinario di Storia moderna presso l’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”; Direttore del Dipartimento di Lettere e Beni Culturali; già Presidente el Corso di Laurea Magistrale in Filologia classica e moderna e Coordinatore del Dottorato di ricerca in “Storia e trasmissioni delle eredità culturali”. Ha insegnato in Università estere. Ha intrapreso molteplici filoni di ricerca sulla storia delle istituzioni ecclesiastiche e della vita religiosa nel Mezzogiorno d’Italia nell’Età moderna, sulla storia del pauperismo e dell’assistenza a Napoli tra il XVI e il XVIII secolo, sulla nascita e sullo sviluppo delle identità cittadine del Mezzogiorno, sulle aristocrazie europee in prospettiva internazionale e sull’istituzione monarchica in Europa. Tra le sue recenti pubblicazioni: Da baroni del Regno a Grandi di Spagna. Gli Acquaviva d’Atri: vita aristocratica e ambizioni politiche – secoli XV-XVIII (2012), Io, la regina. Maria Carolina d’Asburgo-Lorena tra politica, fede, arte e cultura (2016), Caserta e la sua provincia (2018), Elisabetta Farnese. Duchessa di Parma, regina consorte di Spagna, matrona d’Europa (2021).
PASQUALE CARLO
Giornalista de ‘Il Mattino’, vicepresidente dell’Arga Campania ‘Francesco Landolfo’, associazione dei giornalisti specializzati nell’informazione dei settori agricoltura, alimentazione, ambiente ed energie rinnovabili. Esperto di enogastronomia, collabora con il blog lucianopignataro.it ed è coordinatore regionale della guida Vini Buoni d’Italia, edita dal Touring Club Italiano. Cura eventi e degustazioni per conto dei cinque Consorzi di Tutela Vini della Campania e ha collaborato a diverse pubblicazioni del Sannio Consorzio Tutela Vini, occupandosi in particolare di enografia, raccontando dei vini del territorio e della loro relazione con il suolo, il clima e le pratiche viticole ed enologiche. Scrive per diversi periodici a tiratura nazionale (‘Terre del Vino’, ‘Barolo&C’, ‘Bubble’s Italia’) ed è autore di numerose pubblicazioni di storia locale.
NICOLA CIERVO
Dottore in Archeologia e Scienze Storiche, ha svolto diverse campagne di scavo alla necropoli del Cigno a Macchia Valfortore (CB), con l’Università degli studi di Napoli Federico II e alla necropoli di Crocifisso del tufo a Orvieto (TR), con il Parco Archeologico Ambientale dell’Orvietano e l’ Università dell’Arizona. È attuale vicepresidente della Pro Loco di Sant’Agata dei Goti (BN) dove svolge anche la funzione di OLP per il Servizio Civile Universale. È giornalista tirocinante presso la testata QuasiMezzogiorno. Sì è occupato di alcuni ambiti di archeologia della produzione del Sannio caudino. Attualmente si interessa alle istituzioni sociali e militari del Medioevo. È vice Presidente dell’Istituto Storico Sannio Telesino.
ALFONSO GRAZIANO
Laureato in Storia economica presso l’Università degli Studi di Salerno è poeta con all’attivo diverse silloge: Nelle meditate attese,Rupe mutevole Edizioni, 2012; Il Carnevale degli uomini, Divina follia ed., 2015; Ti dico come ho speso di morire, Difelice, 2017; Di te cosa rimane se non il rumore del mare in tempesta, autopubblica., 2018; Paglia di grano, RPlibri, 2020; Nella ruota del criceto, Macabor, 2024. Per il teatro ha scritto il monologo Concerti per il violino, andato in scena nel 2017. È presente in varie Antologie: In Linea con la Poesia, Pagine, 2011; Hic shunt leones, Ed. Limina Mentis, 2015; Chorastikà, Ed. Limina Mentis, 2016; Akademia, rivista della casa editrice Armagedoni (Pristina), 2018. Scrive recensioni e critica per la Macabor su “Il sarto di Ulm” ed è presente nel mapparlo dei poeti contemporanei della Macabor nel volume quindicesimo: Sud i poeti.
GIUSEPPINA RENDA
Docente di Topografia Antica e Urbanistica e Topografia del mondo romano presso l’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli. Ricopre diversi incarichi istituzionali ed è attiva in vari campi di ricerca, con progetti e pubblicazioni. Membro del Comitato scientifico della rivista Orizzonti. Rassegna di Archeologia (fascia A), della quale cura la parte redazionale, del Comitato redazionale della collana Carta archeologica e ricerche in Campania, suppl. XV dell’Atlante Tematico di Topografia Antica e tra gli esperti di settore della rivista Polygraphia.
TIZIANA SELVAGGIO
Dottore in Lettere, Perfezionamento in Beni Culturali e Ambientali. Ha conseguito il Diploma di Archivistica presso l’Archivio Segreto Vaticano e il Diploma in Biblioteconomia presso la Biblioteca Apostolica Vaticana. Dipendente del Dicastero per l’Evangelizzazione presso la Biblioteca della Pontificia Università Urbaniana. Ha collaborato al Progetto di statistica delle migrazioni dei Paesi del Mediterraneo presso il C.N.R.- Istituto di Ricerche sull’Economia Mediterranea, Napoli. Ha lavorato presso il Pontificio Istituto Biblico, l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, la Pontificia Università Antonianum.
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Oggi si celebra San Giuseppe Moscati
Settimo figlio di Francesco, magistrato, e di Rosa De Luca, Giuseppe Moscati nacque a Benevento il 25 luglio 1880. Ma era cresciuto a Napoli, dove la famiglia si era trasferita essendo il papà stato chiamato a svolgere la sua professione presso la Corte d’appello. Giuseppe era dotato di una vivace intelligenza, ma anche di una intensa sensibilità religiosa e umana che lo portava a essere vicino a chi si trovava nel disagio e nella sofferenza.
Per fare qualcosa di concreto per loro, decise di fare il medico. Con i rimedi offerti dalla medicina avrebbe portato anche il conforto della fede. Studiò con impegno, tanto da riuscire a laurearsi a soli ventidue anni. E con il massimo dei voti. Partecipò ad alcuni importanti concorsi, che vinse, aprendosi la strada per una brillante e comoda carriera.
Ottenne l’abilitazione all’insegnamento universitario ed entrò nella prestigiosa Accademia partenopea di medicina e chirurgia. Ma poi mise tutte le sue doti di intelligenza e di cuore al servizio dei malati poveri, scegliendo il posto di «medico ordinario» nell’Ospedale degli incurabili, il più antico della città. Ritenne quello il luogo ideale per poter svolgere la missione che s’era prefissato fin da ragazzino, così sintetizzata in un suo scritto: «Negli ospedali la missione dei medici è di collaborare all’infinita misericordia di Dio, aiutando, perdonando e sacrificandosi».
A questo programma ispirò la sua vita di medico, dedicandosi senza risparmio a lenire le sofferenze degli altri, sia nella quotidiana assistenza ai malati in ospedale o andandoli a visitare nei miseri tuguri dei quartieri più poveri della città, sia dedicandosi allo studio e alla ricerca per aggiornare le proprie conoscenze da porre al servizio dei malati.
Come diagnostico era bravissimo. In un tempo in cui gli strumenti di analisi e di ricerca erano quasi inesistenti, l’individuazione della malattia era affidata alla preparazione e all’intuizione del medico. E in questo la capacità di diagnosticare di Moscati sorprendeva gli stessi colleghi che vedevano nelle sue diagnosi qualcosa di miracoloso. Lui con molta umiltà rispondeva che aveva una fonte segreta cui attingeva a piene mani ed era l’eucaristia alla quale si accostava ogni giorno. Dio è l’artefice della vita, era solito dire, noi siamo suoi collaboratori, ma il più lo fa lui.
Una volta riuscì a diagnosticare l’esatta malattia di un operaio che i suoi colleghi avevano inesorabilmente dichiarato tisico: si trattava invece di un ascesso polmonare che con una cura apposita si risolse. L’operaio, felice per la salute ritrovata, volle a tutti i costi pagarlo. E Moscati: «Se proprio mi vuoi pagare, vatti a confessare perché è Dio che ti ha salvato».
Con i poveri si comportava sempre così, non accettava compensi. Caso mai, era lui a dare loro qualche soldo. Non faceva il medico per la carriera, e tanto meno per arricchirsi. Come Francesco d’Assisi aveva preso sul serio la povertà evangelica, a essa conformava la propria vita. Viveva da povero e con i poveri spartiva quello che aveva. Assisteva, ad esempio, un anziano signore che viveva in uno dei miserevoli tuguri della città, e non potendo andare a trovarlo ogni giorno, lo aveva invitato a recarsi tutte le mattine a fare colazione (avrebbe pagato lui) al bar di fronte all’entrata dell’ospedale. Andando al lavoro, gli aveva detto, darò un’occhiata all’interno del caffè, se vi vedo vuol dire che tutto va bene, altrimenti verrò a farvi visita a casa.
La carità gli moltiplicava le forze, lo rendeva disponibile ai suoi malati, ai suoi poveri in qualsiasi ora del giorno e della notte e sempre in prima fila, quando calamità e tragedie colpivano la povera gente. Nel 1906 ci fu un’eruzione del Vesuvio particolarmente violenta. Molti i danni e le vittime. A Torre del Greco, uno dei paesi più colpiti, l’ospedale dove erano ricoverati gli anziani minacciava di crollare sotto il peso di quintali di cenere: bisognava sgomberare in tutta fretta i reparti. Moscati, allora giovane medico, si associò ai soccorritori lavorando duramente per trasferire malati e quant’altro era ritenuto utile: venti ore di lavoro, sotto la minaccia della lava che continuava ad avanzare lungo le pendici del vulcano. Trasferirono l’ultimo degente quando l’ospedale rovinava fragorosamente sui letti ormai vuoti.
Ma anche quando, nel 1911, Napoli fu colpita da una terribile epidemia di colera, il medico Moscati non risparmiò tempo ed energie: molti poveri se la cavarono, grazie alle sue cure, e altri morirono con il conforto della fede che lui aveva loro portato.
Moscati, medico buono e santo che aveva posto la sua intelligenza e il suo cuore al servizio dei poveri e dei sofferenti, morì in età ancora giovane, a soli quarantasette anni, il pomeriggio del 12 aprile 1927. La mattina si recò come al solito all’ospedale a visitare i malati. Avrebbe dovuto proseguire le visite il pomeriggio, ma i suoi pazienti lo attesero invano. Verso le quindici avvertì un intenso malore. Ritiratosi nella camera, si accasciò sulla poltrona. «Sto male», disse ai fratelli che lo avevano visto impallidire. Furono le ultime parole. Un istante dopo tornò alla Casa del Padre.
I poveri di Napoli accolsero la notizia con dolore e costernazione. Perdendo lui, perdevano un amico, un fratello. Ma guadagnavano un santo in cielo. E tale lo ritennero da subito.
Il 16 novembre 1930 i suoi resti furono traslati dal Cimitero di Poggioreale alla Chiesa del Gesù Nuovo, racchiusi in un’urna bronzea, opera dello scultore Amedeo Garufi, motivo per il quale è a questa data che fu posta la sua memoria liturgica.
Paolo VI confermò la loro certezza elevandolo nel 1975 all’onore degli altari con il titolo di beato. Fu proclamato santo nel 1987 da Giovanni Paolo Il, al termine del sinodo dei vescovi «Sulla vocazione e missione dei laici nella chiesa».
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