Reggia di Carditello: al 20 giugno per il prossimo strazio.

Il Real Sito resta nelle mani della sezione fallimentare 
del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere
di
Nando Cimino
San Tammaro – Superata indenne l’ultima asta, la piccola reggia di campagna di Carditello, resta nella mani della sezione fallimentare del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. 
Il giudice Valerio Colandrea, responsabile del procedimento giudiziario ha imposto, manifestando grande attenzione verso l’annosa questione, che il prezzo a base d’asta non scenda al di sotto dei 10 milioni di euro, anche per le future contrattazioni. La ratio, a fondamento della determinazione del magistrato è semplice; evitare speculazioni. In una terra dove la camorra agisce dall’interno stesso dei gangli più profondi della società, l’indicazione del giudice Valerio Colandrea appare più che motivata e non può non essere letta come un ulteriore atto a protezione del monumento barocco. A ben vedere infatti, al di là delle encomiabili battaglie di sensibilizzazione messe in campo dal mondo delle associazioni, a involontaria, forse, difesa della Real Tenuta dei Borbone, rimane solo l’ufficio delle esecuzioni del Tribunale sammaritano. E’ infatti opportuno sottolineare che è al custode giudiziale, Luigi Meinardi, che si deve la puntuale verbalizzazione circa lo stato generale della fattoria borbonica. Il pressoché quotidiano monitoraggio del ‘corpo di fabbrica’, operato dall’avvocato Meinardi infatti, ha permesso di evidenziare i deficit strutturali della casina vanvitelliana che, altrimenti, sarebbero passati inosservati ed avrebbero prodotto, nell’abbandono in cui versava, il suo più totale degrado e disfacimento. Ed è allo stesso giudice Colandrea che si deve la nomina del volontario, Tommaso Cestrone, ad ausiliario della custodia giudiziale. Cosa sarebbe stato dell’imponente monumento se non ci fossero stati questi interventi mossi come appare, non solo da esigenze ‘d’ufficio’ ma da elevata sensibilità personale?  Chi avrebbe provveduto, in assenza della curatela fallimentare, alla manutenzione ed alla sorveglianza della masseria settecentesca? Di certo non la politica e, a quanto pare, ancor meno la Soprintendenza casertana. Ecco perché, oggi, le promesse elettorali sono sì importanti ma lasciano ampio margine ai dubbi della sempre più ampia comunità che si sta radicando attorno alla casina barocca. Appare infatti paradossale che le elementari attività di salvaguardia di uno dei monumenti più importanti, dopo la Reggia di Caserta, di Terra di Lavoro, siano demandate alla responsabilità di chi è riuscito mirabilmente e in maniera mirabolante a coniugare la rigida attività d’ufficio, alla più ampia salvaguardia di una testimonianza storica di rilevanza nazionale e non solo. Per fortuna, diciamo noi! Appuntamento dunque, al prossimo 20 giugno, per l’ennesimo strazio a danno della Real Tenuta dei Borbone.

Fonte: interno18

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