Pino Aprile

GIORNATA DELLA MEMORIA
FATTI, MONUMENTI, SOSPETTI, ERRORI, ACCUSE… ECCHISSENE!
ERA ORA: FUTURO

di Pino Aprile

La manifestazione di Gaeta per la deposizione delle prime pietre del mausoleo per i meridionali uccisi, derubati, oppressi e diffamati, per unificare l’Italia con le armi, resterà come un momento di svolta, per più di una ragione.
Anche perché (coincidenza che ha subito alimentato cazzuti sospetti di oscure trame dei traditori in agguato dell’ideale che i pochi conservano in purezza, qual patrimonio personale, da non esporre al rischio della condivisione), appena 24 ore dopo l’incontro di Gaeta, due esponenti del M5S depositavano, alla Regione Campania e alla Regione Puglia, la mozione concordata per far istituire la Giornata della Memoria per le vittime dell’Unità, al Sud.
A distanza di qualche giorno, vale analizzare cosa è successo, incluso errori e sottovalutazioni.
1 – In “Carnefici”, ipotizzavo che, se l’Italia non lo farà (e non l’ha fatto per 156 anni…), un giorno a Gaeta o altra città martire, avrebbero potuto recarsi cittadini consapevoli, meridionali e no, con un fiore e un mattone, per cominciare a erigere il mausoleo a quelle vittime dell’Unità, cui non una croce, una lapide, un monumento è stato dedicato, in un secolo e mezzo; mentre ogni strada, ogni piazza, ogni pagina dei libri di storia venivano lardellate dei nomi, dei busti, delle lapidi delle agiografie dei loro carnefici.
Non si tratta di punire i colpevoli, tutti morti; né di consolare le vittime, morte disperate. Si tratta di restituire a noi, eredi di quelle vittime e di quei carnefici, la verità sui massacri, il rispetto per il dolore delle nostre madri e dei nostri padri aggrediti in casa loro, senza manco dichiarazione di guerra, saccheggiati, stuprate, deportati, incarcerati, torturati, fucilati in massa.
La menzogna su quel che accadde ci ha dato un Paese diviso, rancoroso, con una economia assistita dallo Stato, concentrata a Nord, e che si regge sullo sfruttamento di una colonia interna, il Sud, conquistata con le armi. La verità può essere la base su cui unirci in un destino comune, se equo; o, in assenza di tale volontà, per riprendere, da soli, le redini del proprio futuro.
Il Movimento Neoborbonico, coinvolgendo una ventina di altre associazioni, ha proposto che già questo anniversario della caduta di Gaeta assediata e martoriata dal macellaio Cialdini fosse quello giusto per “Un mattone e un fiore”. Ovviamente, io ho aderito subito, anche se i tempi erano stretti, strettissimi.
I messaggi lanciati sulla Rete hanno avuto delle risposte e si è costituito un comitato promotore che si è messo al lavoro, avendo mezzi nulli (sottoscrizione) e tempo scarso. Si poteva fare meglio, certo; chiamare tutti i responsabili di associazioni, movimenti, partiti, proloco, sindaci, a uno a uno. Così si fa. Ma chi lo fa? I volontari del comitato promotore, per dire, mi spiegavano quanto tempo ci è voluto per recuperare gli indirizzi e-mail di decine di sindaci, alcuni dei quali hanno fatto sapere che l’invito doveva arrivare per lettera raccomdandata da protocollare…
Diciamo che il modo è stato: si fa questo a Gaeta, chi vuol venire… più siamo, meglio è. Pare sia stato inventato di meglio, ma se decidi di far subito come si può, invece di far bene dopo, poi non ti lamentare se va come va.
2 – E come è andata? Io dico bene… C’erano centinaia di persone (potevano e dovevano essere migliaia); c’erano diversi sindaci o assessori in rappresentanza (potevano e dovevano essere decine); c’erano esponenti di tante associazioni, movimenti, partiti che pure non comparivano fra i promotori (forse si doveva/poteva far di più per coinvolgerli; forse dovevano/potevano far di più per essere coinvolti), eccetera. In questo, pur nella soddisfazione di tanto popolo, premiato da un clima quasi estivo: una occasione parzialmente mancata. Naturalmente, per le note “divisioni nel campo meridionalista” (il peggior nemico è chi ti sta più vicino) alcuni non sarebbero venuti manco se invitati e qualche altro si sa che preferisce non essere invitato (per fortuna…). Ma c’era quello che non doveva mancare, a Gaeta: il sentimento condiviso di aprire una nuova strada per l’affermazione di una verità ostacolata da sempre; la sensazione che non si era lì per commemorare e basta.
3 – Poco prima di muovermi per andare a Gaeta, un giovane amico da anni impegnato sui temi meridionalisti e oggi con il M5S, mi avvisa con sms: in 6 Regioni del Sud sta per essere depositata una mozione dei cinquestelle per istituire il “Giorno della Memoria” per le vittime del Sud. Gli chiedo se posso divulgare la notizia; sì, a patto di non “bruciarla”, non fornire, insomma, i dettagli su quando, chi. E siamo sicuri che lo fanno davvero, non ci siano ripensamenti? Garantito. I greci dicevano che gli dei manifestano le proprie intenzioni con le coincidenze. Beh…: più chiaro di così!
4 – Dopo 48 ore, lunedì, in Campania e Puglia, Maria Muscarà e Antonella Laricchia depositano, pure a nome degli altri firmatari, la mozione annunciata. Nei giorni seguenti, assicurano che avverrà lo stesso in altre 4 Regioni. Nemmeno il tempo di smaltire la soddisfazione, che arrivano i primi distinguo (pochi e malposti, per la verità, ma vanno comunque e sempre presi in considerazione): perché proprio i cinquestelle? Perché gli altri non hanno ritenuto di farlo, ovvio; o “non ancora” di farlo. In questo, sono maoista: non m’importa che il gatto sia bianco o nero, ma che prenda il topo.
5 – Quindi, i cinquestelle ora sono “borbonici” o “neoborbonici”? Ma figurati! Fra loro qualcuno ci sarà, ma un partito o movimento nazionale ha dentro di tutto. Ma i cinquestelle del Nord…? Boh, fatti loro; per me conta che facciano questo. Ma lo fanno per prendere voti! Qualcuno sì, qualcuno può darsi, qualcuno forse no. E allora? Con il centrodestra o il centrosinistra sarebbe stato diverso? Chi pensa che per questa mozione il M5S ha meritato il suo voto glielo darà e se no, no; ognuno si regola come gli pare.
6 – C’è stato chi ha visto nella coincidenza fra Monumento a Gaeta e Mozione M5S la prova del segreto accordo a danno di altri. Dei seminatori di fandonie non ci libereremo mai (personalmente, aspetto ancora delle scuse da qualcuno); fatemi capire: a danno di chi? Alcuni hanno protestato: dovevano farlo i movimenti meridionalisti. Eh, sarebbe stato bello, se ne avessero la possibilità; chi ci ha provato, non è riuscito: contano poco, almeno per ora. Ma a me sembra più significativo che non lo faccia un partito o movimento meridionalista. Apparirebbe una iniziativa “di parte”, quindi estranea agli altri. Mentre io credo che la coscienza di quel che fu fatto al Sud debba esser condivisa da tutti, in ogni formazione politica, associativa. Ognuno, poi, la viva con la propria visione, cultura, educazione. Non può essere “di parte” una storia comune. La più grande vittoria di un percorso di questo tipo sarebbe vedere i partiti concorrere su cosa e come fare per promuovere il recupero della storia negata, il rispetto per le vittime, l’equità per i cittadini di uno stesso Stato.
7 – Quindi queste iniziative vanno nella direzione della restaurazione del Regno delle Due Sicilie e della dinastia borbonica? Qualcuno che lo vuole c’è; come chi vorrebbe il ritorno degli Asburgo nel Triveneto. Idee rispettabili come altre. Ma appiattire ogni altra su questa è il disonesto modo per dire: sono tutti monarchici nostalgici.
Sono repubblicano, forse anarchico, ma voglio il riconoscimento della guerra coloniale condotta dai piemontesi contro il Regno delle Due Sicilie, di un secolo e mezzo di politica coloniale di un Paese fintamente unito e chiamato Italia, e voglio il Mausoleo dei vinti a Gaeta, le strade intitolate ai martiri ed eroi che difesero la propria casa, il diritto a non accettare invasione e annessione, a poter esprimere la propria idea sul futuro proprio e del Paese che, se uno per tutti, doveva sorgere ed essere “alla pari”.
Indicativo è che a fare questa assimilazione di logica padronale (non accetti di esser colonizzato? Sei monarchico e neoborbonico) sono quelli che, pure da Sud, hanno coccolato e coccolano, o fingono di osteggiare, un partito razzista che è stato persino al governo, la Lega; e lo considerano ora “nazionale” e addirittura “europeo”, perché invece di insultare i terroni (almeno in pubblico…), insulta “negri”, “zingari” e “clandestini”. La spiegazione è che quel partito razzista è funzionale al sistema di potere; mentre il riconoscimento della storia negata mina alla base il potere che nacque con l’accordo fra reazionari del Nord e del Sud, (im)prenditori di risorse pubbliche del Nord e delinquenti del Sud.
Concludo (per ora, ché questa storia è appena cominciata): i cinquestelle hanno fatto quello che potevano far prima e meglio altri e non l’hanno fatto (e certo non è mancato il tempo!), perché non potevano (troppo piccoli) o non volevano. Ora, si può soltanto dire grazie e dire sì a queste mozioni; i distinguo servono soltanto a nascondere il no. I partiti, movimenti, che su questi temi non vogliono lasciare un vantaggio ai cinquestelle hanno un miliardo di opportunità di superarli: portare la vera storia nelle scuole, erigere monumenti che ricordino i massacri, chiedere borse di studio per gli studenti che facessero tesi cercando documenti inediti…
Insomma, non fermando chi fa un passo; ma facendone due.

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