Per ricordare l'imperatrice Zita d'Austria



120 anni dalla nascita 
dell’imperatrice Zita d’Austria

di 
Cristina Siccardi 

Quest’anno ricorrono 120 anni dalla nascita di Zita Borbone-Parma, imperatrice d’Austria e regina apostolica d’Ungheria. Nacque il 9 maggio 1892 a Villa delle Pianore (Lucca). Il padre era Roberto I, duca di Parma, Piacenza e Guastalla e sua madre Maria Antonia di Braganza, figlia di Michele, re del Portogallo. Era la diciassettesima figlia dei ventiquattro avuti dal duca: i primi dodici li ebbe dalla moglie Maria Pia delle Due Sicilie. 
Zita frequentò la scuola inglese a Ryde, sull’isola di Wight, e il collegio di suore di Zamberg, nella Baviera Superiore. Imparò l’italiano, il francese, il tedesco, lo spagnolo, il portoghese, l’inglese. Giovane di fede e di carità, fu sensibile al servizio degli infelici, prendendosi cura dei bisognosi, visitando ammalati, anziani, poveri… pulendo le loro case e rammendando o confezionando i loro indumenti. Il 21 ottobre 1911 sposò Carlo d’Asburgo (1887-1922), beatificato il 3 ottobre 2004: il matrimonio fu benedetto da monsignor Camillo Bisleri, delegato di san Pio X. Entrambi possedevano un alto concetto dell’unione matrimoniale, unione che divenne strumento di perfezionamento reciproco.
Come prima tappa del loro viaggio di nozze scelsero il santuario di Mariazell, in Austria. In dieci anni di vita coniugale nacquero otto figli. Era il 28 giugno 1914 quando arrivò il telegramma che comunicava a Carlo e Zita la tragica notizia dell’assassinio a Sarajevo dell’arciduca Francesco Ferdinando e della moglie Sophie, primo atto della Grande guerra. Per una serie di circostanze luttuose in Casa d’Austria, fu Carlo IV, il 30 dicembre 1916, ad essere consacrato, con la corona di santo Stefano, re apostolico d’Ungheria. Il primo a godere di questo titolo fu proprio Stefano I, che lo ricevette intorno all’anno 1000 da papa Silvestro II: il Sommo Pontefice volle ricompensarlo con tale atto per la sua strenua attività di diffusore e difensore del Cristianesimo.
Priorità assoluta della coppia imperiale fu sempre Dio: preghiera e Santa Messa erano loro pratiche quotidiane. Spesso Zita, donna forte e determinata, accompagnava il marito nelle varie province dell’Impero e anche sul fronte di guerra per occuparsi personalmente dei feriti ricoverati negli ospedali militari. Con la fine della prima guerra mondiale il plurisecolare Impero asburgico crollò. Carlo e Zita furono costretti a prendere la via dell’esilio, in un primo momento trovarono asilo in Svizzera e poi, dopo due tentativi di restaurazione a Budapest, ripararono a Funchal sull’isola di Madeira.
Il 1° aprile 1922 morì l’imperatore, lasciando vedova Zita a 29 anni. La sua compostezza al funerale, dove presenziarono 30.000 persone, fu memorabile e portò il lutto fino alla fine dei suoi giorni, ovvero per 67 anni. Crebbe i figli fra molte difficoltà finanziarie e nel 1929 la famiglia si trasferì in Belgio, nel villaggio di Steenokkerzeel, vicino a Bruxelles, al fine di agevolare gli studi universitari dei ragazzi. L’obiettivo della sua vita fu quello di educarli, come usava dire, per «farne degli uomini buoni che temono Dio».
Assisteva, quotidianamente, alla Messa dell’alba, poi ancora a quella celebrata nella cappella di casa ed era legatissima al rito antico, per tale ragione cercava sacerdoti che la celebrassero. L’ex imperatrice non si dimenticò del suo popolo: percorse gli USA tenendo conferenze per raccogliere fondi e accantonando la sua naturale riservatezza per sostenere la causa austriaca presso Roosevelt e le mogli dei senatori.
Dopo molteplici trasferimenti, a 70 anni scelse di ritirarsi in Svizzera, in una casa di riposo, gestita da suore francescane, precisamente a Zizers nei Grigioni. Ha affermato il postulatore della Causa di beatificazione (apertasi il 10 dicembre 2009 nella diocesi di Le Mans), l’abbé Cyrille Debris: «Conduceva una vita di tipo monastico, molto semplicemente, dimenticandosi di essere stata un’imperatrice. Aveva scelto quella casa anche perché accoglieva molti preti e aveva così la possibilità di assistere fino a tre Messe mattutine. Passava poi molto tempo in preghiera. Per il resto, si faceva leggere le notizie d’attualità, visto che era divenuta quasi cieca».
Nel 1982 ebbe la gioia di rivedere l’Austria e fra le sue tappe non poté non inserire il grande santuario mariano di Mariazell. Morì il 14 marzo 1989 all’età di 97 anni e il 1° aprile ricevette solenni onoranze funebri a Vienna, dove fu sepolta nella cripta dei Cappuccini. 


FONTE: Corrispondenza Romana
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