E' ora di dire basta



Il Sud è strangolato dal Nord: 
è ora di dire basta 

di 
Pierluigi Zanata


“Anche noi abbiamo una Grecia al collo che ci sta strozzando, una Grecia che abbiamo sempre mantenuto. E’ il momento di dire basta“. Così Maroni dal palco del congresso federale del Carroccio, ad Assago, riferendosi al Sud Italia. Maroni propone di andare “oltre” il federalismo fiscale e annuncia: “Entro luglio convocheremo gli Stati generali del Nord”. Poi dice: sindaci e governatori “devono diventare i nostri guerrieri”. Il povero Bobo Maroni dovrebbe studiare di più. Soprattutto dovrebbe studiare la storia dal 1861, anno dell’ Unità d’ Italia, fino ad oggi.

Se il Sud è Grecia lo è per colpa del Nord. 
Se il Sud è Grecia, come afferma il segretario federale della Lega, lo è per colpa del Nord, di quella Padania che non esiste. Negli anni preunità  il Nord era pieno di debiti, mentre il Regno delle due Sicilie, quel Sud tanto detestato da Maroni, era pieno di soldi. I titoli di Stato del Piemonte – la Lombardia e il Veneto erano sud dell’ Austria – alla Borsa di Parigi, quotavano il 30 per cento in meno del valore nominale; quelli del secondo, il 20 per cento in più. Al sud, con un terzo della popolazione totale, c’era il doppio dei quattrini che nel resto d’Italia messo insieme. Prima dell’Unità il Sud era la locomotiva economica della Penisola.

L’impoverimento del Sud. 
L’impoverimento del Meridione per arricchire il Nord, scrive il collega Pino Aprile nel suo ‘’Terroni’’, non fu la conseguenza, ma la ragione dell’Unità d’Italia. La ragione dei pratici. “O la guerra o la bancarotta’’, scrisse il deputato cavouriano Pier Carlo Biggio, nel 1859, nel libretto ‘’Fra un mese’’.


Le Banche del Nord espropriarono il Sud.
Il segretario della Lega, legga e studi “L‘ invenzione del mezzogiorno. Una storia finanziaria’’, dello storico Nicola Zitara, e apprenderà  come, manu militari, il capitale, gli affaristi e le banche  del Nord abbiano espropriato il Sud delle sue banche, che costituivano lo scheletro creditizio dell’ economia meridionale e, tra l’ altro, del primo capitalismo italiano. Colonialismo, non in terre selvagge, ma di conquista di terre competitive con il Nord; un Nord dove la condizione economica era pessima. 

Vedere i dati Istat. 
L’ Istat, che ha ricostruito i dati dei quegli anni, è una buona fonte di studio. Ottime fonti di studio sono anche “Il divario Nord Sud in Italia – 1861-2004’’ di Vittorio Daniele e Paolo Malanima, del Cnr, “Gli aspetti della crescita industriale post unitaria’’ della Banca d’ Italia, le pubblicazioni  “150 anni di statistiche italiane: Nord e Sud 1861-2011, della Svimez e “150 anni di economia’’ dell’ Unione delle Camere di Commercio.

Terra di conquista.
Bobo Maroni, legga e studi “Dagli Apennini alle Ande’’ dell’ economista Luciano Vasapollo. Apprenderà che  “il Meridione italiano, è stato usato – in un secolo e mezzo di storia postunitaria – alle  esigenze del Nord del paese, adoperato di volta in volta come serbatoio di braccia contadine necessarie al decollo industriale (del  Nord, nda), come terra di conquista per la dislocazione delle industrie a maggiore impatto ambientale e, infine, come discarica sociale e ambientale governata dalle economie criminali’’.

Il contributo del Sud.
Compiuta l’unità, si fece cassa comune (una piena l’altra vuota) e con i soldi del Sud si pagarono i debiti del Nord: al tesoro circolante dell’ Italia unita, il Regno delle due Sicilie, cioè il Sud (quella da Maroni definita la Grecia al collo del Nord), contribuì con il 60 per cento dei soldi, la Lombardia (patria del cosiddetto padano Maroni) con l’ 1 e uno sputo (copyright Aprile) per cento, il Piemonte con il 4, ma oltre la metà del debito.  Negli stati appena annessi all’ Italia nascente, appena arrivavano quelli del Nord spariva la cassa, ma nulla di paragonabile alle razzie e ai massacri compiuti al Sud.

Le casse del Sud sanarono il deficit del Nord.
“L’ex Regno delle due Sicilie, quindi – scrive lo storico Vittorio Gleijeses nella ‘Storia di Napoli’ – sanò il passivo di centinaia di milioni di lire del debito pubblico della nuova Italia e, per tutta ricompensa, il Meridione, oppresso dal severi
ssimo sistema fiscale savoiardo, fu declassato quasi a livello di colonia’’. I meridionali, inoltre, sono stati obbligati a rifondere pure le spese affrontate per la loro liberazione. Tanto agognata, scrive Pino Aprile in “Terroni’’,  che ci vollero anni di occupazione militare, stragi, rappresaglie, carcere, campi di concentramento (giustamente se preferisci non essere libero…), esecuzioni di massa e alla spicciolata, distruzione di decine di paesi.

A proposito del federalismo.
Maroni dice di voler andare oltre il Federalismo e minaccia di lasciare tutte le poltrone che occupa a Roma. Bene lasci anche quelle della Comissione paritetica per l’ attuazione del federalismo  dove c’ è un solo rappresentante del Sud su 30 e il cui Comitato di presidenza è formato da 5 componenti, dei quali quattro del Nord (anzi di una sola regione, la Lombardia) e uno di Roma. Questa commissione dovrebbe elaborare pareri tecnici per il federalismo, naturalmente equo e solidale, responsabile invece di un ‘’fregalismo equo e solidale’’, che, scrive Pino Aprile in “Giù al Sud. Perché i terroni salveranno l’ Italia’’,  fa  volare verso Sud ‘’un padulo equo e solidale da schiantarlo pariteticamente e per sempre’’.

E’ nel Sud che si prepara il futuro.
Maroni non è il Sud a strozzare il Nord, ma il Nord che ha ucciso il Sud, ma di tutto questo, anche se ampiamente descritto dagli storici, non solo del Sud, ma soprattutto inglesi, si tace nei libri di storia in uso nelle  scuole.  E’ nel Sud che si prepara il futuro, proseguire, come fa Maroni, con questi toni, non permette la progettualità per l’oggi e per il domani. 

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