Carceri borboniche

DOMENICA 8 FEBBRAIO, ore 18.00, a Napoli, Libreria “IoCiSto”, via Cimarosa 20 (Vomero), presentazione del libro di Giovanni Attinà, “Carceri borboniche… la negazione di Dio?”: interverranno l’autore, il prof. Paolo Cutolo, il prof. Gennaro De Crescenzo, moderatrice Federica Flocco.
Compatrioti ed amici sono invitati.

Attinà Carceri Borboniche 1#001

PRESENTAZIONE A CURA di

Gennaro De Crescenzo

Bartolommeo Capasso è stato uno dei più grandi storici della storia napoletana. Raccontano che la notte prima dell’abbattimento dei monasteri del centro antico per le opere del cosiddetto “risanamento”, qualcuno lo vide raccogliere la terra tra le dita e baciarla. Dalla lettura del libro di Giovanni Attinà, “Carceri borboniche… la negazione di Dio?”, della coraggiosa e appassionata casa editrice napoletana “Stamperia del Valentino”, viene fuori lo stesso amore profondo per la nostra storia e l’autore, forse non a caso, cita spesso proprio Capasso. Dai Greci a Romolo Augustolo fino ai Borbone, allora, la storia delle carceri napoletane è analizzata come un filo rosso e uno sfondo aperto su tutta la storia della città. Ed è analizzata con la competenza dell’esperto del settore (napoletano a Trieste, per decenni dirigente penitenziario) e la documentazione dello storico vero. In tempi di (vane) revisioni del revisionismo, bisogna stare molto attenti a quel punto interrogativo nel titolo perché l’autore dimostra, pagina per pagina, come quella della “negazione di Dio” fosse una leggenda strumentalizzata da inglesi e piemontesi e dimostra l’attenzione come i Borbone, al contrario di quanto si sostiene ancora soprattutto in ambienti accademici, cercassero di essere attenti alla costituzione di un sistema carcerario “moderno” soprattutto se confrontato con quello piemontese e con quello britannico (da quei decreti di Carlo al Regolamento Carcerario del 1817). Molti anche gli spunti riferibili all’attualità: dal “rito abbreviato” e dal “patteggiamento” borbonico alle norme ricche di spunti caratterizzati anche da carità cristiana con Ferdinando II, norme spesso magari rimaste sulla carta ma esattamente come avveniva altrove e come a volte avviene anche oggi (quei 2800 carcerati di Poggioreale che dovrebbero essere 1300…). Gladstone, allora, non avrebbe fatto male a guardare prima in casa sua… E così diventa piacevole anche la lettura della sintesi della storia delle carceri di S. Francesco, S. Maria Agnone, S. Maria Apparente (che ospitò anche il legittimista De Christen), della Concordia o di S. Eframo… magari intervallate dalla piacevolissima citazione di alcune “fronne”, canti preziosi per la comunicazione tra i carcerati e le loro famiglie, tutto sempre nel segno dell’amore per la nostra memoria storica.

 Attinà Carceri Borboniche 2#001

Questa voce è stata pubblicata in Novità editoriale. Contrassegna il permalink.