A proposito di Anita Garibaldi

Che la morte della giovane moglie brasiliana di Garibaldi fosse circondata da un alone di mistero non è una novità. E’ molto probabile che gli stessi fattori, spaventati dal dover gestire una situazione pericolosa e compromettente, abbiano affrettato la fine di Anita, a loro affidata da Garibaldi braccato da tre eserciti. Anita era in preda a setticemia per la verosimile morte intrauterina del figlio che portava in grembo (era infatti al 7° mese di gravidanza). Quindi venne frettolosamente sepolta probabilmente ancora viva. Ma dieci anni dopo, nell’autunno del 1859, quando quelle terre emiliano-romagnole, già facenti parte dello Stato Pontificio, vennero annesse al Regno di Sardegna alla conclusione della Seconda Guerra d’Indipendenza, Garibaldi, assieme con i figli Menotti e Ricciotti, si recarono alla fattoria delle Mandriole per ringraziare ufficialmente la famiglia dei fattori per l’aiuto ricevuto, chiudendo così ogni polemica. In quell’occasione le spoglie mortali di Anita furono portate da Garibaldi a Nizza. Egli non sapeva ancora che l’ineffabile Cavour aveva già svenduto la sua città natale alla Francia di Napoleone III e quindi, appena pochi mesi dopo la sua traslazione, la povera Anita rimase sepolta ancora una volta in terra straniera. Nel 1932, in occasione del decennale della Marcia su Roma, i suoi resti mortali, per volontà di Mussolini e dei discendenti di Garibaldi, furono traslati a Roma sul Gianicolo, sotto il monumento equestre eretto in onore di Anita ed opera dello scultore Giuseppe Rutelli, nonno di Francesco ex-sindaco della capitale. Ad onor del vero devo infine aggiungere che attualmente è possibile visitare i luoghi della morte di Anita e cioè la fattoria delle Mandriole, pochi chilometri a nord di Ravenna e vicinissima alla Statale “Romea”. Essa, oggetta di una scrupolosa opera di restauro, è perfettamente conservata con un piccolo museo sulla vita di Anita e di Garibaldi. C’è infine la stanza con il letto su cui sarebbe stata adagiata Anita morente dalle braccia del suo “eroico” marito. Ma sarà poi vero? O la povera Anita fu lasciata morire così sulla nuda terra e poi seppellita? Un’ultima considerazione: Anita rappresenta una giovane ardimentosa che non esitò a seguire fino alla fine il suo amato e pur conoscendo poco il nostro paese venne a concludere la sua breve esistenza, aveva appena 27 anni, in una terra  lontanissima dalla sua.
Giampaolo Costa


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