REGGIA DEL CARDITELLO
LO SCEMPIO CONTINUA
di
Nando Cimino
Altro furto nel Real Sito borbonico: hanno portato via gli ultimi metri di pavimentazione. Gli studenti si mobilitano con un sit-in fuori la struttura mentre i ‘filosofi’ della politica locale (su tutti Zinzi) continuano inermi ad osservare ladri che entrano in casa propria (di Nando Cimino. Un altro furto nella Reale tenuta di caccia dei Borbone. Fa male persino scriverlo. Un’altra insanabile ferita nel corpo agonizzante della Reggia di Carditello. Nella notte di venerdì, i soliti ignoti, hanno asportato gli ultimi quattro metri quadrati di pavimentazione dal terrazzo superiore del corpo centrale del fabbricato. Quello stesso terrazzo dal quale sono stati razziati i pilastrini in pietra arenaria delle balaustre, la corona in marmo sovrastante lo stemma di casa Savoia e, prima cinque metri, successivamente quindici metri e ieri notte infine, gli ultimi quattro metri quadrati di mattonelle in cotto risalenti all’epoca dell’edificazione del sito. I balordi, prima di abbandonare il luogo del reato hanno sfilato, dalle rete elettrica interna incassata nelle pareti, anche le ultime decine di metri di fili di rame dalle pareti. E’ stata la guardia zoofila Tommaso Cestrone, ad allertare il dipendente del consorzio, in possesso delle chiavi del cancello della casa di caccia. Non c’è voluto molto per individuare il maltolto. La domanda è, quanti altri furti occorrono, prima che qualcuno faccia qualcosa di concreto e definitivo per tutelare la Reggia dei Borbone?
Si ha persino il sospetto che questa storiaccia, dal vago sapore di speculazione dal retrogusto amaro, sia funzionale alle passerelle del “diremo” e del “faremo.” E’ la cronaca di una morte annunciata, che offende tutto il popolo, sano, di Terra di Lavoro. La parola più usata dalla gente comune, legata alla Storia che promana dal quel corpo agonizzante e cresciuta nella sua ombra è, “VERGOGNA!”
Ieri mattina, una folla di giovani studenti universitari, provenienti dalla facoltà di architettura di Aversa, ignara di quanto fosse accaduto nottetempo, si è accalcata davanti al cancello di ingresso della reggia. Volevano accedere all’interno per studiarne le straordinarie fattezze architettoniche, ma il cancello è rimasto sbarrato. Alessandro Manna, presidente dell’associazione culturale “Salviamo Carditello”, che da tempo si batte per la tutela di questo pezzo di storia meridionale, non ha dubbi: “Oggi la responsabilità è del presidente Caldoro e della sua giunta. La società che ha in carico il recupero del credito nei confronti del Consorzio di Bacino, proprietario del sito reale, ha dato disponibilità per la risoluzione della vicenda attraverso una transazione finanziaria con la Regione, dilazionabile in tre riprese, che metterebbe fine a questa angosciante vicenda. Non ci sono più alibi; la strada e segnata. La Reggia di Carditello, va salvata.”
Ora, mancando la copertura, si temono le infiltrazioni d’acqua che, se non tamponate in tempo, devasteranno anche gli affreschi alle pareti. La speranza è che, almeno a questo aspetto, chi deve, ponga immediato rimedio.

L’immane devastazione degli ambienti

I preziosi pavimenti settecenteschi deturpati dai grafomani

Neoborbonici al Carditello

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