Un nuovo imbroglio per derubare il Sud

di Lucio Maria Aiello

C’è un nuovo pericolo per il Sud Italia, del quale nessuno sembra essersi accorto ma che, dopo il risultato delle elezioni regionali in Lombardia, diventa tragicamente reale.
Tutta la campagna elettorale della Lega ed ogni discorso del suo leader e attuale Presidente della Regione Lombardia hanno avuto come tema principale, accanto alla nascita della Macroregione del Nord, il fatto che “almeno il 75 % delle tasse che si pagano al Nord (o almeno nella suddetta macroregione del Nord o almeno in Lombardia) deve restare al Nord”.
Tale dichiarazione programmatica, a furia di essere ripetuta dalla Lega e NON contestata o messa in discussione da alcun politico né nel centrodestra né nel centrosinistra, né al Nord né al Sud, è di fatto stata tacitamente accettata (ricordo il famoso concetto del “silenzio-assenso”) come se fosse una cosa normale. Ed in effetti, e qui sta l’imbroglio, la proposta ad un esame superficiale (troppo superficiale) può apparire del tutto legittima, addirittura “giusta”. Il pensiero infatti va alla piccola impresa padana, nella quale l’imprenditore è padano, i lavoratori sono padani o comunque vivono in Padania per cui in un’ottica federalista può sembrare corretto, o addirittura equo che le tasse pagate da quell’impresa rimangano nel territorio dove l’impresa vive e opera. Per convincere l’opinione pubblica l’On. Maroni, che è molto più abile e intelligente di quanto i suoi avversari ed i suoi alleati pensino, sottolinea che in fondo il 75 % non è tanto e sicuramente è molto meno del 100 % che potrebbe trattenere la Sicilia, legittimamente in virtù della sua condizione di Regione a statuto speciale. In realtà le cose stanno molto diversamente in quanto i grossi contribuenti, come i grossi evasori, non sono le aziendine e le fabrichette, bensì le grandi società, quasi tutte con sede nel Nord ma che producono, e guadagnano, in tutta Italia. Si pensi per cominciare alla FIAT che, limitandoci al settore auto, oltre che in Piemonte produce in Campania, Molise, Basilicata, Lazio (Lazio del Sud ovvero la Terra di lavoro che faceva parte del Regno di Napoli e poi delle due Sicilie ). Il fatturato proviene dai vari siti di produzione ma la sede della Società è a Torino e quindi le tasse la FIAT le paga a Torino.
Ancora più eclatante è la situazione delle Banche che ormai se si eccettuano le Banche di Credito cooperativo ed altre piccole realtà hanno tutte o quasi tutte sede al Nord. A quanto ne so io la Banca più “meridionale” d’Italia è il Monte dei Paschi di Siena e non mi sento di escludere, anche se ovviamente non me lo auguro, che approfittando degli attuali problemi di quella Banca qualcuno della banda Maroni, Tremonti & C. non voglia tentare di farla acquistare da qualche Istituto bancario del Nord. Tutti questi Istituti bancari  hanno sportelli sull’intero territorio nazionale raccogliendo soldi e facendo utili da Bolzano a Siracusa, così come da Imperia a Brindisi. Solo che la sede è quasi sempre al Nord, quindi le tasse le pagano al Nord ed al Nord queste devono restare anche se, bontà sua, l’On. Maroni è disposto ad accontentarsi del 75 %. So che quanto dico può sembrare incredibile, ma vi assicuro che è così. Io stesso sono stato colto dal dubbio e solo dopo aver consultato diversi commercialisti, nessuno comunista e nessuno filoborbonico, che hanno confermato tecnicamente i miei sospetti, mi sono reso conto che la minaccia è reale ed è l’ennesimo progetto di rapina ai danni del Popolo del Sud.  In centocinquanta anni, fatto in parte salvo in parte il periodo che va dalla fine dell’800 alla prima guerra mondiale, siamo stati depredati di tutto compreso il nostro sistema industriale che era all’avanguardia e le nostre banche. L’ultima o una delle ultime ad essere annientata è stata la Cassa di Risparmio di Calabria e di Lucania, una delle Casse di Risparmio più importanti d’Italia, che aveva sede a Cosenza. Prendendo a pretesto il livello di sofferenze, che erano da ridere rispetto ad altre realtà quella che era una grossa banca ormai non esiste più, inglobata nella CARIME (Casse di Risparmio del Meridione) che è sotto il controllo di U.B.I. Banca che fa capo alla Banca popolare di…,indovinate un po’…, ma di Bergamo no? Anzi, chiedo scusa, di Berghem.



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