Rggia di Carditello

Reggia di Carditello: l’ultimo appello
Si moltiplicano le azioni volontarie finalizzate a salvare il Real Sito borbonico. Altro smacco alle Istituzioni che, anche dinanzi all’agonia della struttura, restano a guardare.
San Tammaro – Parte un’altra iniziativa, in favore della Reggia di Carditello. Non si ferma il tam tam sul web e si moltiplicano le azioni volontarie, finalizzate al recupero del bene Borbonico. La sventurata storia della fattoria borbonica, rimasta pressocchè sconosciuta, fino a poco tempo fa, oggi, suscita indignazione e dissenso, nelle migliaia di persone che si aggregano intorno alle associazioni culturali che si fanno promotrici di decine di iniziative a salvaguardia del sito. Il ‘caso Carditello’, ha varcato i sordi confini della provincia di Caserta e superato quelli regionali, grazie alle telecamere di Rai3 e della trasmissione Report, di Milena Gabanelli. La latitanza della politica, l’incapacità della Soprintendenza, la superficialità dell’Unesco casertana, l’assenza della Fai, la pessima gestione della Reggia borbonica da parte del Consorzio del basso Volturno, proprietario del bene, fanno della piccola reggia, il paradigma dell’inadeguatezza e dell’anacronismo di una certa classe dirigente. Quella che poteva e doveva essere colta come un’opportunità di riscatto e di rilancio della provincia di Caserta, viene vista come una patata bollente da allontanare da sé. Questo insieme di componenti negative, hanno favorito il montare di un vero e proprio movimento d’opinione, che ha come epicentro la questione di Carditello. L’associazione “Orange Revolution -cambiare sé stessi per cambiare il mondo”, ha lanciato una petizione online, che ha già raggiunto le 5000 firme, in meno di 30 giorni; ma non si sono limitati a questo. Attraverso la pratica della “mailbombing”, cioè del massiccio invio di mail a diversi indirizzi, hanno lanciato un’altra straordinaria iniziativa. Un ‘appello per salvare la Reggia borbonica di Carditello in San Tammaro (CE).” Nella mail, indirizzata a tutti i sindaci della Campania, si legge: “Egregio sindaco, l’associazione no-profit “Orange Revolution” rivolge l’ultimo appello disperato a tutti i comuni italiani per salvare la Reggia di Carditello, monumento di straordinario valore storico-artistico ed architettonico, dalla criminalità organizzata, e chiede ad un comune italiano coraggioso di ergersi a capofila di un consorzio di comuni per acquistare la Reggia.” La presidente del gruppo no-profit, Raffaella Forgione, spiega che: “Il progetto si compone di vari aspetti e propone che la reggia venga acquistata, avvalendosi del diritto di prelazione. Ogni comune del consorzio parteciperà all’acquisto, versando almeno 1,00 euro per abitante.” In estrema sintesi, l’idea proposta dagli Orange, vuole che, il sito reale, recuperi la sua funzione di fattoria modello, adeguata a moderne esigenze, trasformandosi in un centro d’eccellenza, all’avanguardia per lo studio e la sperimentazione di tecnologie da fonti rinnovabili applicate all’agricoltura, e di tecniche per il risparmio energetico applicato al patrimonio architettonico. “Il principio che vogliamo dimostrare – conclude Raffaella Forgione – è che, anche un bene culturale può essere una risorsa economica e che proprio dalla Campania, così ricca di bellezze architettoniche e paesaggistiche, ma anche così martoriata dai rifiuti tossici e dall’abusivismo, può venire il riscatto. Salvare Carditello significa salvare noi stessi!” Una naturale prosecuzione, quindi, dell’idea che, Ferdinando IV di Borbone, ebbe per questo angolo di Terra di Lavoro.

Fonte:   Interno18.it del 14.02.2012

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