Pino Aprile in TV

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Nella puntata di Nemo, su Rai Due, del 26 ottobre 2017 Pino Aprile, in appena tre minuti, ha fatto una sintesi magistrale del passato, del presente e del futuro della nostra amata Terra. Dalla sera stessa migliaia di persone hanno scaricato, copiato e girato dappertutto il video (ora bloccato da Youtube).

Davvero impressionanti i numeri e senza precedenti per occasioni simili: circa DUE MILIONI di persone hanno visto, condiviso, apprezzato l’intervento di Aprile. Saranno tutti voti alle prossime elezioni o si trasformeranno in euro e/o dollari? Niente di tutto questo. E’ solo l’ennesimo e importante segnale della bontà della strada “Memoria Orgoglio e Riscatto” intrapresa da Pino Aprile, dai gruppi Neoborbonici e da tanti altri gruppi “identitari” e “neomeridionalisti” in questi anni. Un successo oggettivo e inarrestabile che porta ormai milioni di persone (fenomeno davvero inedito dopo circa 150 anni) a informarsi e, magari, ad arrabbiarsi e a sentirsi più consapevoli e fiere e a ritrovare un senso di appartenenza nuovo e antico, con buona pace dei “nemici” di ieri e di oggi (quelli che non vogliono che il Sud cambi davvero per non compromettere ruoli e privilegi personali patteggiati con il sistema “Italiano” fin dal 1860) o di chi non ha la capacità e l’umiltà di riconoscere che il Sud sta cambiando (quelli degli slogan del tipo “a che servono i libri” o “il Sud non ha leader”…) o dei (“miopi o pentiti”?) responsabili di Nemo (poche migliaia in media le visualizzazioni dei loro video).

Gennaro De Crescenzo

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IN BREVE

Altro che Sud sprecone e Nord che con bizzarri referendum reclama autonomie regionali più marcate: la verità, dice Pino Aprile, è un’altra e non è certo quella che partiti come la Lega Nord propinano ai loro elettori da quasi 30 anni. Il giornalista e scrittore, a ‘Nemo’ su RaiDue, ha infatti subito smentito il luogo comune del “Sud che con gli sprechi ruba soldi al Nord”:

«Perché il derubato è sempre più ricco e il ladro sempre più povero?».

Pino Aprile spiega che l’unificazione dell’Italia fu una guerra non dichiarata ad un Sud più ricco (le prime fabbriche e le banche garantivano al Mezzogiorno il 67% della ricchezza totale del paese) e che lo Stato, oggi, a parità di popolazione, garantisce meno ammortizzatori sociali e meno investimenti rispetto al Nord. Il tutto si traduce in una disparità drammatica tra i servizi per i cittadini settentrionali e meridionali. Qualche esempio: treni che impiegano anche 14 ore in Sicilia, per coprire distanze quasi simili, al Nord riescono a compiere tragitti nel giro di un’ora. Senza contare che il costo di tali infrastrutture al Nord, decisamente superiore al bisogno effettivo dei pendolari, è stato gonfiato (l’alta velocità è costata sette volte più che in Francia).

Altri esempi decisamente significativi riguardano l’olio: l’attuale presidente del Veneto, Zaia, da ministro dell’Agricoltura riuscì a far sì che solo l’olio veneto potesse essere esportato all’estero, tagliando le gambe ai produttori delle altre regioni; analogo discorso per i vini tutelati, tutti del Nord. C’è stato poi un accordo con la Cina che prevede il commercio navale solo con i porti di Genova e Trieste, alla faccia di tutti i porti del Sud. Ma è forse l’ultimo esempio quello che fa capire meglio quanto il Sud sia considerato un’Italia di serie B: «Da Torino a Pechino correrà un treno ad alta velocità che congiungerà le due città in 26 ore, lo stesso tempo che oggi ci vuole da Torino a Agrigento».

La chiusura finale è l’aneddoto raccontato da una famiglia emigrata da quattro generazioni negli Stati Uniti, ma originaria del Beneventano: «Non potete sapere quanto sia ingiusto questo Paese».

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