L'eccidio di Pietrasa – La strage dimenticata

In queste ore si celebra in Italia la “festa dei lavoratori”. Per rispetto nei confronti di chi, in grandissima parte al Sud, il lavoro non lo ha e nel rispetto di chi il lavoro, anche in questo caso in grandissima parte al Sud, il lavoro ha dovuto cercarlo nel resto del mondo, bisognerebbe celebrare disoccupati ed emigranti. Senza ipocrisie, senza retorica, senza concerti in piazza e senza quelle parole che da oltre 150 anni ci propongono dimenticando, di fatto, i Popoli dell’ex Regno  delle Due Sicilie.
Le ultime statistiche dello Svimez e dell’Istat sono chiare e oggettive: esistono due Italie e nessuno (classe dirigente locale o nazionale che sia) ha fatto e fa nulla. Ecco perché in queste giornate, da circa 20 anni e quando nessuno, purtroppo, neanche li conosceva, il Movimento Neoborbonico preferisce ricordare, con ricerche e preghiere, i “primi martiri della storia operaia non solo italiana”: quelli delle grandiose officine di Pietrarsa, massacrati nell’agosto del 1863 solo perché volevano difendere un lavoro che fino a quando c’erano i Borbone conservavano e che avevano perduto o stavano perdendo in una storia tragica che è più che mai attuale in questi giorni.
Segue la storia della strage.


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