AL TEATRO

Il personaggio di questo monologo più che l’ultimo Re delle Due Sicilie, sembra rappresentare tutta la schiera di attivisti neoborbonici che sognano di ottenere per la loro Gente, attraverso la verità storia, un futuro più giusto e più umano. Forse è solo pazzia, ma siamo convinti che una rivoluzione culturale è l’unica speranza per un Sud alla deriva.
Il nomignolo con il quale viene chiamato S.M. Francesco II in questo caso è inteso in modo affettuoso e non dispregiativo come, invece, sistematicamente da 150 fa la retorica massomico-risorgimentalista.
Cap. Alessandro Romano  
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Chi so i’? So Francischiello” (Monologo di un pazzo sul borbonismo) al castello Aragonese di Agropoli, 8 settembre 2011.
Continua la tournée italiana di “Chi so i’? So Francischiello” (Monologo di un pazzo sul borbonismo) di Gennaro Francione con Antonio Speranza, per la regia di Raffaele Speranza.
Si è partiti il 1° giugno 2011 dal Teatro Nuovo Sala Gassman di Civitavecchia nell’ambito della rassegna sul “150° anniversario dell’Unità d’Italia”, con la direzione artistica di Enrico Maria Falconi.
La tournée di Francischiello fa scalo ad Agropoli e proseguirà in altre città d’Italia, Roma, Salerno, Napoli etc..
Il copione è stato pubblicato in questi giorni dalla Casa Editrice Herald di Roma.
Durante una visita psichiatrica vengono mostrate a un pazzo alcune macchie di Rorschach, all’interno delle quali il paziente rivede i momenti salienti della vita che crede di aver vissuto: l’uomo è convinto di essere Franceschiello, l’ultimo Re di Napoli, ormai detronizzato dopo l’impresa di Garibaldi, verso cui nutre un sincero odio.

Con nostalgia mai rassegnata ripensa ai momenti più tragici del suo esilio e a come esso ha portato alla disfatta della sua famiglia e del suo regno.
Ambientato all’interno di un cervello malato, lo spettacolo vive delle voci e dei suoni che giungono da un passato che diviene sempre più irrecuperabile.
Il redivivo Franceschiello assume le spoglie di un pazzo che in manicomio studia la vera storia del Regno delle due Sicilie. Nella sua follia, lanciato verso il futuro, sogna l’impresa impossibile di sollevare le popolazioni del sud, ridotte a monnezza da quelli del nord. Per questo propone, in testa alla rivoluzione pacifica, nientemeno che gli artisti, per creare una civiltà nuova bella e buona, come era nei suoi ricordi, quella del decaduto regno borbonico.
IL GIORNALE DEL CILENTO del 7 settembre 2011
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