Carceri borboniche

DOMENICA 8 FEBBRAIO, ore 18.00, a Napoli, Libreria “IoCiSto”, via Cimarosa 20 (Vomero), presentazione del libro di Giovanni Attinà, “Carceri borboniche… la negazione di Dio?”: interverranno l’autore, il prof. Paolo Cutolo, il prof. Gennaro De Crescenzo, moderatrice Federica Flocco.
Compatrioti ed amici sono invitati.

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PRESENTAZIONE A CURA di

Gennaro De Crescenzo

Bartolommeo Capasso è stato uno dei più grandi storici della storia napoletana. Raccontano che la notte prima dell’abbattimento dei monasteri del centro antico per le opere del cosiddetto “risanamento”, qualcuno lo vide raccogliere la terra tra le dita e baciarla. Dalla lettura del libro di Giovanni Attinà, “Carceri borboniche… la negazione di Dio?”, della coraggiosa e appassionata casa editrice napoletana “Stamperia del Valentino”, viene fuori lo stesso amore profondo per la nostra storia e l’autore, forse non a caso, cita spesso proprio Capasso. Dai Greci a Romolo Augustolo fino ai Borbone, allora, la storia delle carceri napoletane è analizzata come un filo rosso e uno sfondo aperto su tutta la storia della città. Ed è analizzata con la competenza dell’esperto del settore (napoletano a Trieste, per decenni dirigente penitenziario) e la documentazione dello storico vero. In tempi di (vane) revisioni del revisionismo, bisogna stare molto attenti a quel punto interrogativo nel titolo perché l’autore dimostra, pagina per pagina, come quella della “negazione di Dio” fosse una leggenda strumentalizzata da inglesi e piemontesi e dimostra l’attenzione come i Borbone, al contrario di quanto si sostiene ancora soprattutto in ambienti accademici, cercassero di essere attenti alla costituzione di un sistema carcerario “moderno” soprattutto se confrontato con quello piemontese e con quello britannico (da quei decreti di Carlo al Regolamento Carcerario del 1817). Molti anche gli spunti riferibili all’attualità: dal “rito abbreviato” e dal “patteggiamento” borbonico alle norme ricche di spunti caratterizzati anche da carità cristiana con Ferdinando II, norme spesso magari rimaste sulla carta ma esattamente come avveniva altrove e come a volte avviene anche oggi (quei 2800 carcerati di Poggioreale che dovrebbero essere 1300…). Gladstone, allora, non avrebbe fatto male a guardare prima in casa sua… E così diventa piacevole anche la lettura della sintesi della storia delle carceri di S. Francesco, S. Maria Agnone, S. Maria Apparente (che ospitò anche il legittimista De Christen), della Concordia o di S. Eframo… magari intervallate dalla piacevolissima citazione di alcune “fronne”, canti preziosi per la comunicazione tra i carcerati e le loro famiglie, tutto sempre nel segno dell’amore per la nostra memoria storica.

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Convegno Tradizionalista di Gaeta il 13, 14 e 15 febbraio 2015

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IN OCCASIONE DEL Convegno
Incontro annuale dei Neoborbonici, Giorno della Memoria, Assemblea dei Delegati, Seduta del “Parlamento delle Due Sicilie” e partecipazione al XXIV Convegno Tradizionalista della Fedelissima Città di Gaeta sul tema “I BORBONE E IL MARE”.

ESTRATTO DAL PROGRAMMA UFFICIALE

VENERDÌ 13 FEBBRAIO
Hotel Serapo, Sala di Ponente

Ore 17.30 Presentazione del progetto “Fondazione Francesco II di Borbone” a cura di don Luciano Rotolo, don Massimo Cuofano e Fiore Marro (Comitati delle Due Sicilie);
Ore 18.00 “C’era una volta un Regno” – Spettacolo videomusicale, con i musicisti del Gruppo IdeaSud, a cura di Pino Marino dell’Ass. Daunia Due Sicilie – Delegazione Puglie Ass. Neoborbonica.

SABATO 14 FEBBRAIO
Ore 9.00, Hotel Serapo
Assemblea dei Soci dell’Ass. Culturale Neoborbonica e, a seguire, seduta del “Parlamento delle Due Sicilie – Parlamento del Sud”.

Ore 12.00, Basilica Cattedrale di Gaeta
Visita al Sacrario Borbonico a cura di Franco Ciufo, Vice Delegato del Lazio del S. M. Ordine Costantiniano di San Giorgio, e di Alessandro Romano, Coordinatore Naz. Ass. Neoborbonica.

Ore 16.00, Hotel Serapo, Sala di Ponente
Inaugurazione della mostra: “Tra sete, quadranti, gemelli e bottoni, una Real Borbonica esposizione” di Salvatore Argenio, stilista identitario.

Ore 16.30, Apertura del CONVEGNO e del Giorno della Memoria dei Popoli delle Due Sicilie:
Saluti del Sindaco di Gaeta, dott. Cosimino Mitrano, del Presidente della C.C.I.A.A. di Latina, Vincenzo Zottola, dell’organizzatore degli eventi avv. Sevi Scafetta.
Introduce e conduce: Prof. Marina Campanile, Presidente della Fondazione Vanvitelli.
Intervengono:
Dott. Giuseppe Catenacci, Presidente Onorario ex Allievi della Nunziatella “Carlo Filangieri Ten. Gen. Ispettore dell’Accademia di Marina e Ministro del Governo Borbonico”;
Prof. Salvatore Di Tucci, Preside Istituto Nautico di Gaeta “Giovanni Caboto”, “La marineria mercantile nel Regno di Napoli”;
Prof. Erasmo Coccoluto, Coordinatore I.T.S. “Fondazione G. Caboto”, “La formazione nautica nel Regno di Napoli”;
Prof. Gennaro De Crescenzo, scrittore, Presidente Ass. Cult. Movimento Neoborbonico, “Industrie e commerci marittimi”;
Dott. Claudio Romano, storico e scrittore in tema di Marina Napoletana, “La realizzazione del Bacino da Raddobbo di Napoli”;
Prof. Adolfo Morganti, scrittore, Presidente Identità Europea, “La funzione del mare nella difesa dell’identità meridionale”;
Dott. Pino Aprile, giornalista e scrittore, “Il Sud e il Mare”.

Ore 21.00, Cena con menù borbonici di Gaeta nei ristoranti convenzionati.
Musica e canti che ci faranno rivivere le incantevoli notti dell’epoca.

DOMENICA 15 FEBBRAIO

Ore 10.00, Basilica Cattedrale di Gaeta
Messa Solenne in suffragio dei Caduti del 1860/61, celebrata dal Vicario Generale Mons. Giuseppe Sparagna, animata dal Coro della Cattedrale.

Ore 12.00, Santuario della SS. Trinità alla Montagna Spaccata
Cerimonia del lancio a mare della corona di fiori offerta dalla Nunziatella in memoria dei Caduti del 1860-1861.
Rievocazione storica con alzabandiera salutato a salve lungo gli spalti sulla falesia ove esisteva la Batteria Transilvania, a cura dei Raggruppamenti storico-militari.
Per informazioni e prenotazioni di alberghi e ristoranti convenzionati rivolgersi alla
Pro Loco Gaeta cell. 320 0380413 – email info@prolocogaeta.it.
Info Hotel Serapo 0771 450037

Movimento Neoborbonico
Ufficio di Presidenza
Segreteria Nazionale
Coordinamento Nazionale

 

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Il giorno della Memoria …..scomoda

Uno degli obiettivi che da anni perseguiamo è il riconoscimento ufficiale delle vittime civili del cosiddetto “Risorgimento” (loro) di cui, ancora oggi, non è dato conoscere il numero preciso.

Quattrocentomila, cinquecentomila o un milione, come riportato da “Civiltà Cattolica”? Certo è che fu strage e delle più orribili.Nel ricordo di chi fu assassinato senza pietà solo perché “meridionale” (allora stavano nascendo insieme al nuovo Stato imposto), riportiamo una riflessione del compatriota Giuseppe Giunto, confratello e nostro Delegato territoriale.

IL GIORNO NEGATO DELLA MEMORIA

di Giuseppe Giunto

La Repubblica Italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio ed, a rischio della propria vita, hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.

In occasione del “Giorno della Memoria”, si sono organizzate cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti. In modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, si terranno riflessioni su quanto e’ accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti, in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia, nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere.

E’ giusto dedicare una giornata per ricordare le grandi stragi e rendere omaggio ai caduti incolpevoli della follia dell’uomo! Ma chi ricorderà l’olocausto del Popolo meridionale (Duosiciliano) vittima della follia piemontese? Donne, bambini, sacerdoti e uomini che combattevano per difendere la propria terra dall’invasione savoiarda, trucidati indistintamente dalla mano assassina della soldataglia del re usurpatore assoldato dalla massoneria inglese. Se deve giustamente esistere un giorno per la memoria delle vittime dei nazisti, allora ci deve essere altrettanto giustamente un giorno della memoria anche per le vittime Duosiciliane del Risorgimento.

La storiografia ufficiale ha sottaciuto per oltre 153 anni verità scomode. Ora basta. Il Popolo meridionale ha pagato un prezzo troppo alto per l’Unità nazionale: 500.000 morti all’incirca, interi paesi sterminati, terribili violenze e soprusi. Riteniamo che queste vittime debbano essere ricordate.

Gli orrori commessi nel lager piemontese di Fenestrelle, dove furono deportati migliaia di meridionali colpevoli di aver combattuto per il proprio Re, per la propria bandiera, lager dalla quale si usciva solo per essere disciolti, “per motivi igienici”, nella calce viva, questi non meritano il ricordo, questi sono soltanto meridionali. Scrive Lorenzo Del Boca, (Piemontese), in “Maledetti Savoia”: “Le vittime dovettero essere migliaia, anche se non vennero registrate da nessuna parte. Morti senza onore, senza tomba, senza lapidi e senza ricordo. Morti di nessuno. Terroni.”

Le leggi razziali non tradiscono il Risorgimento (nota per il Presidente). Il numero delle vittime a tutt’oggi non è esattamente valutabile poiché non direttamente documentabile, una stima più precisa esiste negli archivi (segretati) dell’Esercito che non ancora si decide a rendere adeguatamente fruibile. Da calcoli empirici fatti da stime di alcuni giornali stranieri del tempo che si affidavano alle informazioni ufficiali del nuovo Regno d’Italia, in un solo anno, dal settembre del 1860 all’agosto del 1861, vi furono nell’ex Regno delle Due Sicilie: 8.964 fucilati, 10.604 feriti, 6.112 prigionieri, 64 sacerdoti uccisi, 22 frati uccisi, 60 ragazzi uccisi, 50 donne uccise, 13.529 arrestati, 918 case incendiate, 6 paesi dati a fuoco, 3.000 famiglie perquisite, 12 chiese saccheggiate, 1.428 comuni sollevati. Il giornale francese ” De Naples a Palerme” (1863-64) parla di 10.000 napoletani fucilati o uccisi in combattimento, più di 80.000 arrestati, 17.000 emigrati a Roma e circa 30.000 nel resto d’Europa. Il dato sugli arrestati è lo stesso quando il ministro della guerra, Della Rovere, dichiara al Senato che 80.000 uomini dell’ex Armata borbonica, arrestati, avevano rifiutato di servire sotto la bandiera sabauda. Totale delle perdite (militari e civili): stime che arrivano a 100.000, di cui: caduti in combattimento: stime che arrivano a 50.000 fucilati o morti in carcere. Totale dei detenuti: stime che arrivano a 50.000, di cui: detenuti all’ergastolo, detenuti a varie pene detentive. Totale dei condannati: stime che arrivano a 50.000, di cui: detenuti dopo un processo, detenuti senza processo 85 000 uomini in tutto il periodo, divisi in: centinaia di bande, non coordinate tra loro e composte ognuna dai 5 ai 900 guerriglieri. A cui si sommano: un numero imprecisato di civili e sacerdoti insorti, senza appartenenza diretta alle bande armate.

E così, per fare questa Italia, si fecero i campi di concentramento per duosiciliani a Fenestrelle, S. Maurizio Canavese, Alessandria, San Benigno in Genova, Milano, Bergamo, Priamar presso Savona, Parma, Modena, Bologna, Ascoli Piceno e altre località del Nord.

Quasi tutti i popoli invasori hanno chiesto scusa ai loro colonizzati, solo l’Italia nasconde la sua vergogna.

Oggi, ricordando tutti i meridionali deportati nei campi di concentramento dei nazisti, rivolgiamo un pensiero anche a quelli che morirono di freddo e fame, lontano dalla loro terra e dalle loro famiglie, per mano di altri italiani. Il giorno della memoria non è legato ad una specifica violazione dei diritti umani, ma a tutte le pagine volutamente “dimenticate” dalla Storia ufficiale. Nessuno ha il diritto di non ricordare tutte le vittime e gli innocenti che le volontà di dominio, controllo dei potenti, hanno determinato nel corso dei secoli. Bisogna ribadire a gran voce il diritto della Gente del Sud Italia a ricordare le decine di migliaia di vittime – contadini, pastori, braccianti – che furono fucilati, rinchiusi e sterminati nei campi di concentramento piemontesi ai tempi della cosiddetta Unità d’Italia, una vera e propria conquista del Sud.

Noi meridionali attendiamo che anche su questi avvenimenti che ci riguardano ci sia una memoria storica: è nostro diritto di uomini liberi di denunciare i caratteri antidemocratici, razzisti, illiberali e di genocidio posti alla base della formazione della nazione italiana. Occorre indagare, ricercare e divulgare giacché la Memoria influenza la storia presente, i rapporti tra gli uomini ed il futuro.

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Evento a San Lorenzello

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Beata Maria Cristina Regina delle Due Sicilie

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Cisterna Borbonica

“Cerchiamo l’idea migliore”

Si sono presentati in 17. Architetti e ingegneri, uomini e donne. Quasi tutti giovanissimi, provenienti da mezz’Italia:  Bologna, Roma, province di Frosinone e Latina. Abito sportivo e macchina fotografica, pronti a calarsi giù dal tombino e a salire sul canotto della Protezione Civile per la visita-sopralluogo alla Cisterna Borbonica, primo atto del concorso di idee bandito dall’ Amministrazione per valorizzare lo straordinario tesoro storico e architettonico che si nasconde sotto i basolati di Piazza Marconi. Come previsto dal bando, gli aspiranti progettisti potranno visionare la cisterna anche lunedì 19 gennaio, dalle ore 10 alle 13. E il numero dei partecipanti – il termine per la presentazione degli elaborati è fissato alle ore 13 del prossimo 2 di febbraio – potrebbe ulteriormente salire. Il premio per chi si aggiudicherà il concorso è di 10 mila euro.

La Cisterna venne probabilmente predisposta per recepire le acque di una falda già utilizzata in epoca romana e riscoperta nel 1857 allo sbocco sulla piazza della nuova strada. L’acqua accumulata doveva rifornire il piano inferiore dell’attuale Municipio (ex monastero che i Borbone ampliarono a metà ‘800 trasformandolo in una caserma militare) e, in particolare, le stalle del reparto di cavalleria: i cosiddetti Stalloni che costeggiano l’attuale “Corte comunale”.  Al complesso si accede attraverso un tombino d’epoca fascista, da cui si penetra in un basso cunicolo che porta ad un una delle due campate intercomunicanti di cui si compone il vano sotterraneo di circa 250 metri quadrati con una altezza all’imposta delle volte di circa 4 metri ed una capienza di circa 1000 metri cubi. Il manufatto esistente è un prisma a base rettangolare caratterizzato da un sistema di campate quadrate composte da volte a vela. I muri rivestiti di intonaco impermeabile a cocciopesto sono realizzati in mattoni evidentemente ottocenteschi, mentre le volte sono realizzate con conci di tufo e mattoni di innegabile fattura moderna.

“Ai partecipanti – ha spiegato l’Assessore alle Opere Pubbliche Eleonora Zangrillo nell’incontro avuto a fine sopralluogo con i partecipanti alla selezione – chiediamo di presentare un progetto in grado di garantire la valorizzazione e fruibilità della cisterna. Partendo dall’ingresso che, necessariamente, dovrà limitare il suo impatto sulla piazza, luogo di ritrovo per tanti giovani della città. Per garantire la più ampia accessibilità, abbiamo previsto che venga realizzata una piccola struttura esterna, possibilmente trasparente, con un elevatore ed una scala. All’interno della cisterna dovrà essere ricavata una passeggiata tramite passerella/pontile e un adeguato impianto di illuminazione. Lavoriamo su tempi ristretti – ha comunicato l’Assessore -. L’opera sarà realizzata con residui di finanziamenti europei che non intendiamo assolutamente perdere. Chi vincerà il concorso avrà soli 15-20 giorni di tempo per presentare il progetto esecutivo. Il nostro obiettivo è di iniziare i lavori a fine aprile, massimo i primi di maggio. Con tanti partecipanti e moltissimi giovani – conclude – ci sono tutte le premesse per un progetto che sia in grado di sviluppare la nostra ambizione di accrescere l’industria turistica di questa città attraverso la piena valorizzazione del suo patrimonio storico e culturale”.

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Francesco II – Santa Messa in suffragio




SABATO 27 DICEMBRE ORE 18.30, NAPOLI, Chiesa di S. Ferdinando di Palazzo, Santa Messa in Rito Romano Antico per Francesco II di Borbone, ultimo Re delle Due Sicilie, a cura della Fondazione Il Giglio con la partecipazione dei delegati del Movimento Neoborbonico, dei delegati del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio e delle Reali Guardie d’Onore Borboniche. 
Nel giorno esatto del 120° anniversario della morte di Francesco II, Santo e Re (27 dicembre 1894), si rinnova l’appuntamento con la tradizionale Messa napoletana organizzata annualmente dagli amici della Fondazione. 
Nello stesso importante giorno, il 27 dicembre alle ore 17.30, Santa Messa per Francesco II anche a Caserta presso la Chiesa del Buon Pastore a cura dei Comitati delle Due Sicilie: le due città così care alla dinastia borbonica unite nel ricordo del loro ultimo Re.



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Pino Aprile – Terroni 'Ndernescional






Pino Aprile è indiscutibilmente lo scrittore di Sud più seguito a Sud, in Italia e all’estero. Qualcuno lo vorrebbe ministro per il Mezzogiorno nel prossimo governo italiano, qualche altro premier delle Due Sicilie, qualche altro ancora (pochi e sempre gli stessi) gli vorrebbe impedire di scrivere libri e/o articoli. In realtà Pino Aprile, come dimostra l’aperta ma inutile ostilità della terza fascia appena citata, è anche più importante di un eventuale premier o di un ministro: Pino Aprile è uno dei motori fondamentali (forse “il” motore) di una svolta che per il Sud è davvero epocale. Con i libri di Pino Aprile, da “Terroni” ai successivi testi dedicati ai temi del meridionalismo fino al nuovo “Terroni ‘ndernescional. E fecero terra bruciata”, è dilagante ormai una diffusione di consapevolezza, di rabbia e di orgoglio forse mai riscontrata prima tra i meridionali. E si tratta di un fenomeno davvero nuovo e con sviluppi che nessuno può prevedere e ben più importanti magari di un successo elettorale o di un incarico politico. In “Terroni ‘ndernescional” Aprile ritorna sui temi di “Terrroni” e sullo schema della colonizzazione del Nord dell’Italia ai danni del Sud in maniera davvero inoppugnabile e con un sorprendente confronto tra quello che avvenne (o avviene) tra il Piemonte e la Sardegna, tra la Germania Ovest e la Germania Est e tra i paesi del Nord dell’Europa e quelli mediterranei… “Così la Sardegna stava al resto del Regno Sardo come tutto il Sud al resto d’Italia” e così i meccanismi di “minorità” risultano applicati in maniera sconcertante anche nel resto dell’Europa e del mondo. E così la questione meridionale era già una “questione sarda” e la colonizzazione ad opera dei sabaudi fu prima sarda e poi meridionale. Così assistiamo da un secolo e mezzo al “gioco delle tre carte” delle statistiche nazionali con la Sardegna misteriosamente accorpata al Sud per non rovinare le medie sabaude: una verità chiarissima ma sistematicamente ignorata dalla storiografia ufficiale. Il tutto, però, raccontato con il consueto stile carico di ironia e, a tratti, di poesia, e con un rigore che renderà quanto mai difficoltoso il lavoro dei soliti noti di cui sopra e che spiega in maniera quanto mai efficace i meccanismi che regolano la subalternità del Sud di oggi. “Da un secolo e mezzo, con la scusa dell’Unità, una parte del Paese è tenuta in condizione subalterna, prima con il potere delle armi, poi con quello dell’economia e della politica al servizio di quella economia”. E come sarebbe possibile contraddire una tesi di questo tipo? Del resto sappiamo come lavorano i soliti noti, e i soliti opinionisti e/o accademici di turno più o meno famosi con le loro reazioni spesso rabbiose ma che potremmo definire quasi infantili: si attacca Pino Aprile o magari si attaccano i neoborbonici per le tesi esposte in questo e in altri libri senza mai badare al fatto  che dovrebbero attaccare gli autori delle tesi esposte e che in molti casi, e sempre più frequentemente, si tratta ormai di loro autorevoli colleghi accademici. Altrettanto chiara e netta l’analisi delle colpe delle classi dirigenti meridionali complici di questo sistema, delle debolezze delle posizioni di una cultura “ufficiale” sempre più in crisi, della necessità di una identità culturale, dell’importanza di certe “nostalgie”, delle manie “etichettatorie” degli opinionisti di turno (“neoborbonici”, “sudisti”, “terronisti” le loro etichette più gettonate… per manifesta incapacità di affrontare i temi nel merito). In sintesi il nuovo “Terroni” è un nuovo manuale di sopravvivenza per meridionali veri con la soddisfazione oggettiva di trovare tra le 250 pagine del libro quello che pensiamo anche noi tutti i giorni magari di fronte ai soliti danni e alle solite beffe antimeridionali. In sintesi un “traduttore” per decifrare certi comportamenti e certe scelte dei politici anche di oggi. In sintesi uno “stradario” per capire quali percorsi affrontare e superare per salvare il Sud. Lo avevamo già scritto che con dieci Pino Aprile il Sud si sarebbe già salvato da tempo? E anche se fosse una ripetizione, lo confermiamo dopo aver letto “Terroni ‘ndernescional” condividendo in pieno la certezza di Pino: “I miracoli, a volte, non hanno l’aspetto dei miracoli”…
Gennaro De Crescenzo
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Dio e Cesare

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Sacrario Borbonico a Gaeta

Sabato 29 novembre 2014, alle ore 16.30, si è tenuta in Gaeta l’annunciata ed attesa apertura del primo Sacrario Borbonico. Il Duomo della città, magnificamente restaurato e riportato al suo antico splendore, ha accolto persone provenienti da varie parti d’Italia che, affiancando i numerosi Cavalieri del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, hanno affollato un momento di eccezionale rilevanza storica. Era, infatti, da tempo che si sperava di raccogliere in un unico luogo i resti mortali di chi perse la vita nell’ultima strenua difesa dell’antico e glorioso Regno delle Due Sicilie. Un luogo che già da domenica scorsa è diventato la meta di chi conosce quella triste storia e si riconosce nei valori di fede e di identità che quei prodi difesero fino all’estremo sacrificio della vita.
Ora resta un altro ambizioso obiettivo: rendere fruibile e dignitosi i luoghi dove sono sepolti i soldati caduti durante i bombardamenti dell’assedio. Alcune sono fosse comuni non segnalate che vanno assolutamente rilevate ed elevate al rango che più gli si addice. Una pietà cristiana integrata dalla necessità di squarciare un insostenibile oblio della storia che ha fatto di quegli Eroi degli sconosciuti, se non dei “malfattori”.
Certamente il Sacrario borbonico entrerà, come merita, in tutti gli eventi storici che periodicamente si tengono a Gaeta ed, inoltre, sarà la spinta per altri simili recuperi di beni architettonici di inestimabile valore di cui, nonostante i bombardamenti dell’Assedio piemontese e della Seconda Guerra Mondiale, la città del Golfo ne è ancora ricca.


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