Garibaldi…..ma quale “eroe”!

Partendo dal presupposto che quel malinteso storico, chiamato Risorgimento, sia stato artificiosamente apologizzato a “beneficio” dei posteri, ne consegue che lo siano stati anche i suoi protagonisti, il più famoso dei quali è Giuseppe Garibaldi, di cui da poco si è celebrato il 140° anniversario della morte.

Per tale motivo, il titolo del libro è: Garibaldi… ma quale eroe!
Il testo, smontando tutta la mielosa oleografia in cui è stata sempre avvolta la sua figura e rivelandone tutte le pecche, svelandone tutti gli altarini, intende far conoscere al lettore chi effettivamente era quell’ “eroe” che, da oltre centotrent’anni, in numerose piazze d’Italia, ci guarda beffardo dai suoi piedistalli massonici.
Ovviamente, ogni citazione, ogni riferimento, ogni situazione riportata nel testo è categoricamente suffragata da materiale di prima mano reperito su testi dell’epoca ed in numerosi documenti di archivio visionati in Italia ed all’estero.

La trattazione è stata così suddivisa:

1 – Vox populi, vox dei: Analizzando diverse locuzioni proverbiali napoletane in cui compare il nome Giuseppe (più o meno esplicitamente collegato ad episodi della vita di Garibaldi) emerge che esso è quello più bersagliato dall’arguta ironia del popolo che, quindi, contrariamente a quanto si afferma, non deve averlo stimato molto…
2 – Mens sana in corpore sano: L’iconografia tradizionale risorgimentale e l’enfasi con cui vengono narrate le sue “imprese” ce lo hanno sempre fatto immaginare come una sorta di Superman, di Nembo Kid. Approfondendo meglio, però, diversi episodi e avvenimenti della sua vita, si deduce che – sicuramente – non aveva quel phisique (e, soprattutto, quell’esprit) du role…

3 – Tu vuò fa’ l’americano: Eroe dei Due Mondi… Combattente per la libertà delle popolazioni del Sudamerica…. e, intanto, massacri…. devastazioni… rapine… Sempre al servizio di Sua Maestà Britannica, naturalmente…

4 – Capitan Sfracassa: Anche quando in battaglia le prendeva di santa ragione, per la storiografia ufficiale, Garibaldi vinceva sempre e comunque. Successe in Sud-America, a Mentana, a Monterotondo, a Bezzecca. Eppure si legge ancora che, addirittura, respingesse i proiettili con la spada, proprio come Goemon, il popolare manga giapponese… Analizzando bene le cose, però…

5 – L’amore è eterno finché dura: Si è sempre letto che Anita Garibaldi sia morta a causa di febbre malarica. Falso! Sul suo cadavere, malamente e frettolosamente sotterrato, trovato poi per caso da una pastorella, c’erano evidenti tracce di strangolamento. Si dice che sia deceduta in casa di Stefano Ravaglia che, in un primo momento, fu anche accusato dell’omicidio. Falso! In quella casa Anita entrò già morta. Erano in due con lei nella fuga: il Maggiore “Leggero” e Garibaldi stesso. Chi l’ha strangolata e perché? Come nei migliori romanzi gialli, lo si scoprirà alla fine del capitolo…

6 – Onorevole!? …Ma mi faccia il piacere! – Garibaldi fu eletto al Parlamento in cinque legislature ed in diversi collegi della penisola, ma quasi sempre grazie ai resti, senza ottenere mai schiaccianti voti di preferenza. Alla camera, quando parlava dal suo scranno suscitava spesso l’ilarità dei suoi colleghi e, a volte, era addirittura patetico. Improvvisava ed i suoi discorsi non toccavano mai il nocciolo della questione; la politica, insomma, non era proprio il suo forte… Anzi!

7 – La voce del padrone – Per tutta la sua vita, Garibaldi fu al servizio della Massoneria e dell’Inghilterra. Da qui prendeva ordini; era da qui che venivano mossi fili, del burattino in… camicia rossa. Il culmine di questo infinito vassallaggio lo si riscontrerà nel 1864, nel suo “trionfale” viaggio a Londra…

8 – …ed io pago! – Questa parte conclusiva analizza le “iniziative” finanziarie avviate da Garibaldi da quando, nel 1860, giocava a fare il dittatore, e reiterate per anni, anche dopo la sua morte, dai suoi eredi. Una vera e propria “cascata di diamanti” che impoverì i molti ed arricchì i pochi. Oltre al denaro trafugato in Sicilia ed in tutto il Sud, egli cercò di spillarne altro, inventandosi piani regolatori per Roma, cercando di vendere allo Stato il granito di Caprera e chiedendo finanziamenti alle banche (quelle del Sud, naturalmente) per coprire le spese avventate del figlio maggiore…

9 – Buon sangue non mente! Ancora oggi, il nome di Garibaldi è attuale, ovvero …e la storia continua diventando cronaca, anche giudiziaria. Ciò nonostante, si cerca di mantenere vivo, a tutti i costi, l’inossidabilità del suo mito.

Erminio de Biase

 

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Natale a Faicchio

È con grande entusiasmo che Faicchio si prepara a trasformarsi in un incantevole regno di festività e tradizione con l’arrivo dell’evento “Aspettando il Natale al borgo – Mercatini dell’artigianato e dei prodotti tipici”.

Nell’ultimo weekend di novembre, piazza Roma sarà trasformata in un luogo incantevole e vibrante, pronto ad accogliere tutti gli amanti dello shopping, del gusto e della tradizione. L’evento, organizzato dalla Proloco Casali di Faicchio APS con la collaborazione dell’associazione Arti Mestieri
Tradizioni Folclore, offrirà un’esperienza unica e coinvolgente per tutta la comunità.

Sabato 25 novembre dalle ore 18.00 fino a tarda sera e domenica 26 novembre dalle ore 10.00 per l’intera giornata fino a tarda sera, i visitatori, con ingresso gratuito, avranno l’opportunità di immergersi in un ambiente festoso e vivace, ricco di bancarelle colorate e prodotti unici. Dagli articoli artigianali alle prelibatezze gastronomiche locali, ci sarà qualcosa di speciale per ogni gusto e interesse.

L’evento sarà una celebrazione della creatività e della tradizione locale, con artigiani e produttori provenienti da tutta la regione pronti a mostrare il meglio dei loro prodotti. I visitatori potranno trovare regali unici per le festività imminenti o semplicemente concedersi una giornata di piacevole shopping.

Inoltre, l’atmosfera festosa sarà accompagnata da intrattenimento dal vivo, musica e attività per tutta la famiglia. Sarà un’occasione perfetta per socializzare, gustare prelibatezze culinarie e respirare l’aria della stagione delle festività imminenti.

L’evento rappresenta un assaggio di quel che sarà “Natale al borgo – tra gusti e tradizioni” di fine dicembre con la promozione dell’artigianato tradizionale e la possibilità di far vivere un’esperienza indimenticabile per tutti.

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Pinocchio e la lingua napoletana

Venerdì 24 novembre, ore 18.00, a Palazzo Venezia a Spaccanapoli, presentazione del nuovo libro di Davide Brandi: Pinocchio a llengua napulitana”.

 

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Prontuario anti-cazzulliano da usare in caso di emergenza

Prontuario anti-cazzulliano da usare in caso di emergenza.

 

UN BREVE SAGGIO (GRATUITO) CONTRO CAZZULLO DOPO LA (SOLITA) TRASMISSIONE SU GARIBALDI (E CONTRO I NEOBORBONICI).
Caro Aldo, sono sorpreso anche io ma confermi la mia tesi sulla tua sostanziale “ossessione neoborbonica” (non riesci a non parlare dei neoborbonici ogni 10/15 giorni nonostante guerre e flagelli planetari ancora in corso) e sono costretto ancora a scriverti e a scrivere a giornali e TV che ti ospitano (La7 in testa dopo lo speciale dell’altra sera su Garibaldi). Sul Corriere rispondi al (solito) lettore che attacca i neoborbonici e devo rispondere in maniera purtroppo articolata a 2 ore di trasmissione e a diversi tuoi articoli.

PREMESSE

Due premesse. La prima è un grandissimo GRAZIE perché tutto sommato fai una grande pubblicità a noi e alle nostre tesi e riconosci la “CLAMOROSA VITTORIA DEL MITO NEOBORBONICO” (titolo del tuo articolo) che “in rete ormai trionfa incontrastato” ed è “uno straordinario successo ideologico”.
Sorvoliamo sul fatto che ti lasci andare ad un paragone un tantino azzardato mettendo sullo stesso piano noi e… la dittatura delle Filippine (!) con la sua cancellazione del passato, come se fossimo anche noi dei dittatori al governo. Del resto fai lo stesso errore da tempo anche con leghisti/nordisti (al governo locale e nazionale da decenni) messi sullo stesso piano dei neoborbonici (ricercatori e divulgatori volontari, appassionati, autofinanziati e mai al governo).
Seconda premessa (triste): se per te “parlare con un neoborbonico è inutile”, per noi ormai, forse, parlare con Cazzullo “è inutile”, se dopo 100 repliche e 100 pubblicazioni continui a ripetere sempre le stesse cose e anche dopo una (bella) intervista che mi facesti per la TV del Corriere anni fa.

TESI, RISPOSTE E FONTI

Ti sintetizzo qualche risposta e… altro che “giganteschi falsi storici”. Qui di gigantesco e vecchio ci sono solo i falsi storici risorgimentalisti raccontati per giunta nelle scuole di ogni ordine e grado dal 1860 ad oggi per giunta in una sorta di monopolio culturale.

1) I MILLE NON ERANO MILLE

“Un esercito di migliaia di soldati che viene sconfitto da mille straccioni”.
Sono documentati gli episodi di corruzione di alcuni generali e tu stesso citi, solo di sfuggita (per non sminuire gli eroismi garibaldini) il generale Landi a La7 come se fosse un fatto secondario la corruzione operata da garibaldini-sabaudi con diversi milioni di euro attuali e magari condanni i corrotti e non i corruttori che, di fatto, smentiscono le leggende risorgimentali.
I famosi mille, poi, diventarono oltre quarantamila dopo poche settimane, tra migliaia di volontari del Nord e soldati sabaudi disertori o congedati e imbarcati su tante navi, come evidenziato chiaramente in diverse pubblicazioni del tempo (su tutti l’opuscolo recentemente ripubblicato “Le spedizioni di volontari per Garibaldi”) e appena il 9% di meridionali. E si trattava in gran parte di siciliani definiti “la parte peggiore della società siciliana” anche da accademici illustri e tu stesso, a La7, parli misteriosamente di “sgherri” senza parlare mai, però, di mafie e camorre in quel patto scellerato con garibaldini e governi italiani spesso drammaticamente attuale ed evidenziato anch’esso da diversi accademici (su tutti Sales, Benigno o Fiore).

2) I FALSI MOTI LIBERTARI

“Gli aneliti di libertà siciliani e meridionali del 1848”.
Si trattava di moti etero-diretti di matrice inglese, come evidenziato anche da diversi accademici (su tutti Eugenio Di Rienzo, “Il regno delle Due Sicilie e le potenze straniere”) o dallo stesso Croce che arrivò a ringraziare i Borbone per “aver conservato la Sicilia all’Italia riconquistandola da solo e deludendo le mire inglesi” (“Storia del regno di Napoli”). Altro che interessi “legati al vino a Marsala” e casualità varie citate a La7…
Tra l’altro non risulta dai tuoi articoli la reazione siciliana anti-italiana concretizzata nei massacri compiuti dall’esercito sabaudo a Castellammare del Golfo (con l’assassinio anche di una bambina) o durante la clamorosa rivolta del “sette e mezzo” nel 1866 o nella stessa Bronte (altro che “pagina controversa”).
Del resto gli anti-borbonici siciliani e napoletani, in testa i famosi esuli in Piemonte (non più di cento!), erano una esigua minoranza visto che (come gridava in Parlamento il deputato lombardo Ferrari) “il popolo aveva sempre difeso i Borbone durante tutti i moti dal 1799 al 1848 fino al 1860”.

3) GARIBALDI NON ERA POVERO

“Garibaldi si ritirò a a Caprera, povero, con un sacchetto di merluzzi e legumi essiccati”. Al di là della noia per questa immagine trita e ritrita, il nostro eroe, tra doni nazionali e pensioni, era proprietario di un’intera isola (con annessa azienda, decine di dipendenti e centinaia di capi di bestiame) e poteva gestire ogni giorno circa 300 lire. Per non dire del prestito di 200.000 lire richiesto dal figlio Menotti al Banco di Napoli, garantito dal papà e mai restituito (su richiesta finale dello stesso padre, come risulta dall’Archivio del Banco di Napoli).

4) I SOLDATI NAPOLETANI MORTI FURONO MIGLIAIA

“I cadaveri a Fenestrelle furono solo 4”. Nessuno aveva il diritto di deportare anche solo un soldato a migliaia di chilometri da casa sua e solo perché non voleva rinnegare il giuramento fatto per la sua patria (napoletana) e il suo re (Francesco II e non “Franceschiello”, come più volte lo hai definito a La7). A Fenestrelle, negli altri “campi” e nelle altre prigioni del Nord morirono migliaia di soldati meridionali, come ha inoppugnabilmente e recentemente dimostrato un docente dell’Università di Padova (Giuseppe Gangemi, “In punta di baionetta”) dopo anni di ricerche archivistiche che partono proprio dalle (parziali, esigue, lacunose e contraddittorie) ricerche di Barbero. E furono tanti (troppi) i meridionali massacrati per oltre un decennio e definiti “briganti” solo per dimostrare la strana tesi della “guerra interna” nel Sud pur di fronte a oltre 120.000 soldati sabaudi da queste parti e pur di fronte alle ammissioni dello stesso piemontese D’Azeglio (nelle Due Sicilie “occorrono, e pare che non bastino, sessanta battaglioni… e non abbiamo diritto di sparare archibugiate su chi non ci vuole”).

5) I BORBONE NON ERANO STRANIERI

“I Borbone erano stranieri e non avevano una sola goccia di sangue siciliano e napoletano e <span;>non a caso appena ne avevano l’occasione lasciavano Napoli per salire sul trono di Spagna”.
Sorvoliamo su quella specie di “razzismo” implicito della tesi (per essere italiani ieri o oggi si fanno le analisi del sangue?) e restiamo davvero perplessi di fronte a (queste sì) “fandonie” vere: solo Carlo di Borbone andò in Spagna e dal 1759 al 1860 i Borbone, per 4 generazioni, nacquero, vissero e morirono a Napoli o in Sicilia e, a differenza magari dei padri della patria sabaudi, non parlavano il francese ma l’italiano e (spesso) il napoletano.

6) L’ORO E LE FERROVIE NON ERANO DEL RE

“L’oro dei banchi era del re e la ferrovia era un suo giocattolo”. Questa è un’altra (vera) fandonia. La prima ferrovia italiana fu utilizzata in meno di 20 anni da oltre 15 milioni di persone: altro che “giocattolo per andare da una reggia all’altra” (“Chemins de Fer de Naples à Nocère et à Castellammare, Procès-verbal de l’assemblèe gènèrale 1851-1855”).
In quanto ai soldi dei banchi del Sud attestati dal Nitti (ben 443 milioni di lire sui 668 complessivi di tutti i banchi italiani), si trattava di depositi bancari ovviamente di proprietà del re ma anche, ovviamente, di funzionari, commercianti, artigiani o professionisti, come dimostrano gli stessi dati relativi a PIL e redditi medi pari o superiori in molte regioni meridionali rispetto alle regioni settentrionali (come risulta da diversi e recenti studi accademici dei vari Daniele, Fenoaltea, De Matteo, Malanima, Tanzi, Collet o Davis).

7) NESSUNA SCELTA AL REFERENDUM

“Al referendum del 1946 i meridionali votarono per la monarchia”. Risposta banale: dopo circa 7 secoli di monarchia e senza avere la minima cognizione di quello che aveva fatto la dinastia sabauda e tra censure e punizioni varie (fucilazioni brigantesche e/o selezioni di classi dirigenti non asservite, come denunciò lo stesso Giovanni Gentile anni dopo e come risulta da controlli e licenziamenti tra i documenti dei fondi Questura presso l’Archivio di Stato di Napoli), quel risultato elettorale è chiaro (lo hai detto tu più volte, del resto, che i neoborbonici hanno cambiato la storia negli ultimi 30 anni).

8) NESSUNA CONSOLAZIONE MA SOLO VERITÀ

“Dare la colpa dei mali del Sud a Garibaldi è una bella favola consolatoria”.
Premesso che fu lo stesso Garibaldi, per certi aspetti, a rinnegare quanto aveva fatto al Sud (lettera ad Adelaide Cairoli: “non rifarei la stessa strada perché sarei preso a sassate”), questa della “consolazione” è la tesi delle tesi.
Se ammesso (e non concesso) che dare la colpa a Garibaldi per i guai del Sud è una “bella consolazione”, la tua tesi qual è? L’inferiorità dei meridionali di lombrosiana e piemontese memoria con gente naturalmente disposta a delinquere e incapace di risolvere i suoi problemi? Sarebbe una tesi in fondo inconfessabile e per tanti settentrionali leghisti o meno e per tanti meridionali ai quali le cose vanno bene così (magari dall’alto di cattedre universitarie o di scanni parlamentari), è una vera “tesi consolatoria”. E con questa tesi si dà la colpa ad un imtero popolo e non ad un sistema politico-culturale antico di 160 anni (se è vero com’è vero che la questione meridionale è ancora aperta e drammatica). Si dà la colpa a quei cattivoni dei meridionali incapaci e a quei cattivoni dei neoborbonici che raccontano storie diverse (e per fortuna sempre più seguite). Del resto nessuno ci ha mai spiegato come e perché solo da 160 anni i meridionali hanno o devono avere meno diritti del resto dei cittadini italiani visto che fino al 1860, solo per fare qualche esempio, non eravamo costretti ad emigrare o vantavamo primati come quelli relativi all’industrializzazione, alla vita media, alla longevità o al numero di medici ed ospedali (a meno che qualcuno non pensi davvero che i meridionali oggi hanno meno diritti perché meritano di avere meno diritti).

CONCLUSIONI

A pensarci bene, però, ti invito, infine, a continuare così: un secolo e mezzo di libri o trasmissioni come quella su La7, con favolette belle ma palesemente esagerate, tripudi di bandiere, cimeli garibaldini, camicie rosse, inni commossi e parole cariche di retorica con i vivagaribaldi finali e quella “tomba ignuda che mostravi di lontano”, hanno portato la gente, molta gente, a farsi sempre più domande e, nonostante un monopolio culturale di oltre un secolo e mezzo, a decretare il “grandioso successo neoborbonico” del quale parli anche tu così spesso.

Saluti cortesi
Prof. Gennaro De Crescenzo

PS
A tua disposizione per un eventuale e democraticissimo dibattito, fonti e documenti alla mano, come, quando e dove vuoi (hai il mio numero di telefono da quando mi facesti una -bella- intervista per la TV del Corriere).

 

 

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Al Parco Borbonico del Fusaro

 

Al Parco Borbonico del Fusaro, si terrà il concerto a cura del Collegium Philarmonicum dal titolo “Recondita Armonia”, in cui saranno proposte alcune tra le più famose liriche napoletane che hanno accompagnato la vita di personaggi come Enrico Caruso, Maria Callas e Libero Bovio.

 

 

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Il Risorgimento visto da SUD

L’Osservatorio Delle Due Sicilie, nella sua costante opera sul territorio, venerdì 17 pv inizia (cosa mai fatta prima!!) il programma scolastico identitario ANNUALE “Il Risorgimento visto da Sud” nella Scuola Secondaria di primo grado “Ardito-Don Bosco” di Lamezia Terme.

Il programma coinvolgerà ben 12 classi terze (la totalità!!) In gruppi di 4. Ogni lezione verrà ripetuta ben 3 volte, con la collaborazione degli insegnanti che hanno gradito la lezione “pilota” dello scorso marzo 2023.

Il programma si concluderà con la gita a Mongiana (già programmata!) alla quale parteciperà anche la Dirigente.

 

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Nobili Inquieti – conferenza

La lotta politica nel Regno di Napoli al tempo dei ministri favoriti

(1598-1665)”-

Martedì 14 novembre ore 14, aula 2,

Università G. D’Annunzio Chieti – Pescara

 

 

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Francesco II di Borbone ad Arco (Trento)

Si intitola «Francesco II di Borbone ad Arco: la sua vicenda e il suo tempo» la conferenza di Marco Ascione che si tiene giovedì 16 novembre all’auditorium di Palazzo dei Panni per i giovedì del circolo culturale La Palma.

La vita e il tempo di Francesco II di Borbone, ultimo re del Regno delle due Sicilie, morto ad Arco. Al riguardo lo studioso e ricercatore Marco Ascione presenta, tra gli altri, materiali inediti. Nel corso della serata il maestro Luca Baldessari eseguirà al piano dei famosi temi musicali dell’Italia del Sud con variazioni e improvvisazioni.

Ingresso libero, inizio alle ore 20.45.

 

 

 

 

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Le note ritrovate 2023

 

 

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Regno delle Due Sicilie – Grana 120

 

 

 

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