Carditello, continua l'agonia.

Caserta. Altra asta deserta (è l’undicesima) per la Reggia di Carditello, il sito borbonico di San Tammaro oggetto di una procedura di vendita giudiziaria per i debiti accumulati con le banche dall’ente pubblico che ne è proprietario, il Consorzio di Bonifica del Basso Volturno.
Sul tavolo del giudice del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Valerio Colandrea, titolare della procedura, non sono infatti pervenute offerte; si partiva da una base di 10 milioni di euro senza incanto, per cui chiunque avesse voluto acquistare il Real Sito avrebbe potuto farlo presentando un’offerta superiore anche di un centesimo alla base.
La prossima asta è prevista per il 9 gennaio quando si procederà con incanto, per cui le eventuali richieste d’acquisto dovranno superare la cifra di partenza del 15%; è probabile, dunque, che anche la prima vendita del nuovo anno vada deserta.
“Ringraziamo tutti i portatori di interesse e i cittadini che hanno contributo con noi a tenere i riflettori accessi sulla Reggia di Carditello e a fare in modo che l’asta odierna andasse deserta”, dice Raffaele Zito dell’associazione Agenda 21 per Carditello.
Il Real Sito sorge nel territorio di San Tammaro, da anni è abbandonato ed è oggetto di un’asta giudiziaria per l’acquisto, finora andata deserta, con una base, ad oggi, di 10 milioni di euro. Il nome deriva da “Carduetum, cardueti – cardito, carditello”, ovvero “luogo piantato a cardi”, perché il luogo si presentava disseminato, appunto, della pianta di cardo, tanto da formare una barriera per chi voleva inoltrarsi a piedi o a cavallo. Costruito dall’architetto Francesco Collecini, allievo e collaboratore di Luigi Vanvitelli, e situato a circa quattro chilometri ad ovest al centro abitato San Tammaro, a metà strada tra Napoli e Caserta, Carditello è un complesso architettonico sobrio ed elegante di stile neoclassico, destinato da Carlo di Borbone (1716-1788) a luogo per la caccia e l’allevamento di cavalli, poi trasformato, per volontà di Ferdinando IV di Borbone (1751-1752), in una fattoria modello per la coltivazione del grano e l’allevamento di razze pregiate di cavalli e bovini. Non un semplice luogo di “svago” per i reali, dunque, ma vera espressione di imprenditoria ispirata dalle idee illuministiche che caratterizzavano quei tempi.
Nel 1920 gli immobili e l’arredamento passarono dal demanio all’Opera Nazionale Combattenti. I 2070 ettari della tenuta furono lottizzati e venduti, esclusi il fabbricato centrale e i 15 ettari circostanti, che nel secondo dopoguerra entrarono a far parte del patrimonio del “Consorzio generale di bonifica del bacino inferiore del Volturno”. Nel 1943 fu occupata dalle truppe tedesche, che vi stabilirono il proprio comando. I vandalismi dei soldati contribuirono a incrementare lo stato di degrado.
Da allora la tenuta, che dovrebbe rappresentare una delle principali attrazioni turistiche della Campania e del Sud Italia, è in preda al più totale degrado e abbandono. E la razzia di decori, sculture, arredi architettonici, pavimenti, attrezzature agricole, è all’ordine del giorno. Una vergogna tutta italiana, testimonianza, mai come in questo caso, dell’assenza delle istituzioni e del disinteresse verso il grande patrimonio storico di queste terre.
Il 27 gennaio 2011 il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, a fronte dei debiti del consorzio di bonifica, ha disposto la vendita all’asta del complesso monumentale al prezzo base di 20 milioni di euro. Una prima asta è andata deserta, così come la seconda svoltasi a novembre. Ora la nuova asta sarà effettuata, il 15 marzo 2012, con un ribasso del 25 per cento, dunque al costo di 15 milioni di euro. Se anche quest’ultima andasse deserta, il prezzo scenderebbe attorno ai 10 milioni, e così via, fino a raggiungere una cifra “appetibile”. Il rischio è che il sito, finendo in mano a privati, potrebbe trasformarsi in un beauty center, un casinò, o comunque assumere una destinazione completamente diversa da quella originale.
Per impedire la vendita le associazioni chiamano in causa la Regione Campania, affinché estingua i debiti del consorzio e, dunque, blocchi l’asta. La proposta, da più parti lanciata al governo campano, è quella di far acquisire il sito al costo simbolico di un euro con l’impegno di provvedere al restauro e di stipulare una convenzione con l’ente proprietario per una gestione pubblico-privata. Sarebbe questo il solo modo per salvare Carditello, evitando che finisca in mano alla speculazione o, addirittura, e da queste parti non sarebbe una novità, alla criminalità organizzata. Intanto, visto che il sito non è protetto da vigilanza, proseguono i furti di affreschi, pavimenti e perfino di cancelli e di rame degli impianti elettrici.


Fonte
www.pupia.tv


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Pompei – Giustizia è fatta



Come ricorderete, l’Amministrazione Comunale di Pompei, con Delibera di Giunta del 21 novembre 2013, designò quale ‘Ambasciatore nel mondo per la Città di Pompei’ il sig. Savoia Emanuele Filiberto. Con il messaggio di Rete n. 227, del 23 novembre 2013, oltre ad annunciare una serie di azioni ed una raccolta di firme che, poi, è avvenuta con esiti al di sopra di ogni rosea aspettativa (parecchie migliaia di adesioni), avvertimmo che tutte le altre simili iniziative si erano puntualmente e miseramente concluse con una devastante ecatombe politica dei promotori. Ciò non tanto per una qualche antica 
maledizione, che noi non neghiamo possa esserci, ma per il fatto che molti cittadini, anche per “colpa” nostra, da tempo conoscono fatti e misfatti dei Savoia, di cui ancora oggi subiamo i nefandi effetti benché siano passati oltre 150 anni. Il 5 gennaio la notizia che 14 consiglieri comunali, sia di maggioranza che di opposizione (politicamente gravissimo), hanno presentato un documento di sfiducia al sindaco D’Alessio registrandolo presso un notaio. Incalzati da nostri attivisti locali, a parte qualche sorrisino di soddisfazione, nessuno dei consiglieri ha voluto dare spiegazioni della sfiducia al sindaco Claudio D’Alessio. Nei prossimi giorni, quindi, arriverà il Commissario Prefettizio. 
Giustizia è fatta.



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Sud e Nord: quale “coesione”? Due Italie e nessuno ne parla.

Nel totale silenzio di giornalisti, politici, rappresentanti delle istituzioni più o meno importanti ed opinionisti del Sud, come del Nord, il 30 dicembre sono stati pubblicati dall’ISTAT i dati sulla “coesione sociale” in Italia per il 2012. Altrettanto recenti e drammatici i dati che rivelavano una notizia drammatica e (anche in questo caso) quasi del tutto ignorata: nel 2012 al Sud i morti hanno superato i vivi ed era capitato solo all’indomani dell’unificazione italiana… Intanto la “coesione sociale” non esiste e forse non è mai esistita se diamo un occhio alle serie di dati dal 1860 ad oggi. E’ incontrovertibile, infatti, con buona pace egli intellettuali ufficiali, che fino al 1860, confrontando i dati del Sud e del Nord, veniva fuori un quadro più positivo per l’ex Regno delle Due Sicilie che per gli attuali territori “padani”. Così come è incontrovertibile che negli ultimi decenni le differenze sono diventate più consistenti con trend in netta crescita che lasciano presagire una situazione ancora più drammatica per i prossimi anni. Qualche dato e una premessa tratta dalla pubblicazione dell’ISTAT: “gli indicatori di deprivazione materiale, armonizzati a livello comunitario richiamano il concetto di povertà assoluta, riferendosi all’incapacità da parte di individui e famiglie di potersi permettere determinati beni materiali o attività che sono considerati normali nella società attuale”.  Il 41% delle famiglie abitanti nel Sud è “deprivato”, percentuale quasi doppia rispetto a quella del Centro (21,6%) e quasi tripla rispetto a quella del Nord (15,7%); per la Grecia giustamente al centro del dibattito internazionale  il 19,9% della popolazione è a rischio-deprivazione grave. Il 37,3% della popolazione è “deprivata” in Campania, il 49,3 % in Puglia (e c’è qualcuno che parla ancora di una Puglia “diversa” o di un “Sud diversificato”), 39,0 % in Calabria, 53,2 % in Sicilia. A rischio povertà il 19,3 % della popolazione al Nord, il 46,8 % al Sud. A rischio persistente di povertà il 4,2% Nord, il 22,2% Sud. Disoccupati tra il 9,2% (Piemonte) e il 6,6% (Veneto): dal 15,7% (Puglia) al 19,3% (Calabria e Campania) quelli del Sud. E intanto, a semplice ma efficace dimostrazione della volontà del tutto assente di iniziare a risolvere le questioni che ci riguardano, nel 2010  sono stati spesi 134 euro per abitante per interventi e servizi sociali nel Nord Ovest, 162 nel Nord Est e 53 nel Sud… E c’è ancora chi parla di unità d’Italia o di questioni settentrionali o nazionali al pari di quelle meridionali. E c’è ancora chi parla di “coesione” addirittura con appositi ministeri o di rischi di secessione.
Dati completi su http://www.istat.it/it/archivio/108637.
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A proposito di Pino Aprile


di  Gennaro De Crescenzo

Per parlare dell’ultimo libro di Pino Aprile (“Il Sud puzza. Storia di vergogna e d’orgoglio”), mi piace fare un salto indietro ed andare ad analizzare con voi i “finali” di tutti i suoi libri sul tema. 

“Sulla parete dietro alla mia scrivania ho tenuto per anni due frasi di Paolo Borsellino: una su Palermo, che non gli piaceva, e per questo la amava; l’altra gli costò la vita: ‘Un giorno questa terra sarà bellissima’. E credo che non ci sia terra, oggi, in Europa, che abbia maggior futuro e miglior fortuna da dispiegare, del nostro Sud” (Terroni, 2010). “La divisione che fu ideologica oggi si presenta economica, culturale, persino religiosa, ma appare geografica. Chi la risolve qui, a partire dal suo paesello, dalla sua regione, e si può, potrebbe, non volendo, aprire la strada per tutti, ovunque. La smetti di guardarti intorno?” (Giù a Sud, 2011). “E’ il continuo rinnovamento che nutre la tradizione, entrandone a far parte. Questa è la storia del Sud, la natura del Mediterraneo. Per restare in tema e tornare all’oggi: Omero-punto-zero resta  Omero. Qualcuno fra non molto ricorderà che, fra le tante cose successe qui, in millenni, per un secolo e mezzo fummo anche terroni. Mah!” (Mai più terroni, 2012). “Botta e risposta a Taranto, il 1° maggio 2013, nel dibattito fra le associazioni per la rinascita della città. Relatore: «Abbiamo fatto troppi sogni!». Dalla platea: «Aspetta a chiudere, manca il mio…»”. (Il Sud puzza, 2013). 
Qual è il filo rosso che lega questo percorso che ormai da oltre 3 anni ci lega a Pino Aprile? Senza alcun dubbio l’amore per la nostra terra e per la sua gente, la speranza a volte anche commovente, disperata ma dolce che un giorno possiamo davvero salvarla questa terra e questa gente. Lo abbiamo detto anche in occasione dell’uscita del libro precedente: è chiaro che tutti noi siamo profondamente legati a Terroni perché Terroni è un libro-bandiera ma non dobbiamo mai dimenticare che Pino Aprile è “anche” e “ancora” Terroni e continua nel suo ultimo libro il suo e il nostro percorso, un percorso non solo figurato, visto che ogni anno macina migliaia di chilometri senza concedersi più pause. E questa volta incontra sulla sua strada i ribelli di Potenza e di Palermo, i nuovi eroi di Scampia e di Ercolano, i drammi più cupi e gli esempi più brillanti della Locride e di Taranto, del Volturno e di Atella tra pizzi non pagati e camorre messe alla porta, tra terreni e laghi inquinati e cortei di migliaia e migliaia di persone. Per Pino “è la nascita di un cambio di stato, di una comunità che cerca regole e le fa rispettare e anche quando non le ha se le dà”. Per Pino ci salveranno quei ragazzi e ci salverà la “geometria delle reti”, la possibilità, cioè, che tutto questo diventi cosa vera e reale come un lampo improvviso: “in questo universo le cose succedono così: per moltissimo tempo non succede niente e in tempi molto ristretti, velocemente, accade di tutto”… Io non lo so se quei ragazzi raccontati da Pino nelle pagine del suo libro, insieme agli altri raccontati negli altri libri (dai neoborbonici di “Terroni” alle eccellenze di “Mai Più terroni”) riusciranno davvero a cambiare il Sud ma so solo che abbiamo bisogno di quelle storie e di quei ragazzi, di fronte a classi dirigenti locali e nazionali sempre più assenti e sempre più colpevoli, di fronte ad opinionisti più o meno famosi del Nord come del Sud e sempre pronti a puntarci in faccia il loro dito altrettanto colpevole e spesso solo interessato a titolo personale per vendere libri sul Sud (ma contro il Sud) o per conservare poltrone e privilegi, più o meno da 150 anni. I libri di Pino Aprile, invece, sono libri sul Sud ma per il Sud in ogni pagina e in ogni rigo. Perché uniscono sapientemente la consapevolezza del passato e quella del presente rischiando di essere attaccato nel primo caso (“sei neoborbonico!”) o nell’altro (“vuoi fare politica!”). Perché senza unire passato e presente non possiamo uscire dalla nostra secolare minorità. Ecco perché i libri di Pino (e i loro finali) ci servono. Perché tutti noi speriamo e sogniamo che questa terra, la stessa terra che ogni giorno guardiamo e calpestiamo, un giorno ridiventi bellissima e ci risvegli di nuovo con il “profumo dei mandarini”. 

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Angelina Romano

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Grande partecipazione alla Messa in suffragio di S.M. Francesco II



Anche molti giovani presenti nella chiesa di S. Ferdinando a Napoli per la Messa in suffragio di Francesco II di Borbone, ultimo Re delle Due Sicilie. Una cerimonia molto sentita in una chiesa gremita e partecipe fino alla commozione: un altro segnale importante per la ricostruzione di verità storica e identità, obiettivi principali anche del 2014 per il Movimento Neoborbonico. Significativa la presenza di varie delegazioni del Movimento, da quella di Trieste a quella dell’Emilia Romagna guidata da Gennaro Pisco e Tiziana Coda che hanno testimoniato la solidarietà nazionale-napoletana in occasione delle recenti manifestazioni per la cosiddetta “terra dei fuochi” al Nord: durante la cerimonia è stata letta una lettera delle mamme dei bimbi scomparsi nella nostra regione mettendo in relazione il drammatico quadro attuale, le storiche incapacità delle attuali classi dirigenti e, all’opposto, l’amore per la nostra terra e per la nostra gente dimostrato da Francesco II, santo e Re… Allegata nota pubblicata su IL MATTINO 
con foto dell’evento.
NEL RICORDO DI S.M. FRANCESCO II DI BORBONE
Oltre 200 persone si sono raccolte sabato 28 dicembre nella chiesa di San Ferdinando, a Napoli, per la Messa in suffragio di S.M. Francesco II di Borbone-Due Sicilie nel 119/esimo anniversario della morte (27 dicembre 1894) organizzata dalla Fondazione Il Giglio e dal Movimento Neoborbonico. Il marchese Pierluigi Sanfelice di Bagnoli, delegato per Napoli e la Campania del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, ha rivolto ai presenti il saluto di S.A.R. Il Principe Carlo di Borbone, il prof. Gennaro De Crescenzo ha ricordato i meriti di un grande sovrano, che aveva profetizzato, al momento della sua partenza da Gaeta, che ai napoletani non sarebbero restati “neanche gli occhi per piangere”. All’omelia Don Lino Silvestri, Rettore della chiesa di San Ferdinando, ha indicato in Francesco II un modello di Re cristiano, che seppe affrontare la fortuna avversa e la sofferenza dell’ esilio. L’ “Inno del Re” è stato cantato dal soprano Ellida Basso, accompagnata all’ organo dal maestro Giuseppe Di Stefano. 
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Calendario del Regno delle Due Sicilie

Un 2014 dedicato all’ Esercito delle Due Sicilie, per ricordare e onorare i valorosi Soldati del Regno che seppero unire disciplina, coraggio, fedeltà e alte virtù umane e cristiane.

Per rendere omaggio a quei Soldati pronti alla battaglia e traditi dai loro stessi superiori.

Per non dimenticare fanti e ufficiali che combatterono e morirono per difendere la Patria, da Calatafimi al Volturno.

Per far rivivere i Cadetti della Nunziatella che raggiunsero il Re a Gaeta e offrirono le giovanissime vite.

Per rispondere ai disonorati nemici che vollero sporcare l’eroismo dei soldati napoletani con l’ingiurioso nome di Esercito di Franceschiello.


Calendario del Regno delle Due Sicilie 2014
12 pagine a colori
testo di Gennaro De Crescenzo
7 immagini tratte dal volume di Antonio Zezon “Tipi Militari dei differenti Corpi che compongono il Reale Esercito e l’Armata di Mare, Napoli 1850”
Tutte le date storiche del Regno 

Cordino dorato

 € 12,00 + spese postali (per i Soci del Giglio € 10,00)

Per ordinarlo cliccare sull’indirizzo sottostante

http://www.editorialeilgiglio.it/index.php?lng=it 





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In suffragio di Francesco II


«Non vi dico addio, ma a rivederci. 
Serbatemi intatta la lealtà come eternamente 
vi serberà gratitudine e amore il vostro Re Francesco». 
(Gaeta, 14 febbraio 1861)


Sabato 28 dicembre, ore 18.00, si ripeterà il tradizionale ed importante appuntamento presso la Chiesa di San Ferdinando di Palazzo in Napoli, con la Santa Messa in suffragio dell’ultimo Re di Napoli Francesco II di Borbone, nell’anniversario della sua morte (27 dicembre 1894), a cura della Fondazione Il Giglio, del Movimento Neoborbonico e del “Parlamento delle Due Sicilie – Parlamento del Sud” con la Real Casa di Borbone Due Sicilie e il Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio. 
Esecuzione dell’inno delle Due Sicilie a cura di Diletta Acanfora. L’occasione per celebrare un grande Re e la nostra memoria storica. L’occasione per incontrare i responsabili del Movimento e del “Parlamento”, delegati, iscritti e simpatizzanti provenienti dal Regno e dagli “esteri”.
Compatrioti ed amici non potranno mancare.
A presto.
Fu Francesco II di Borbone il vero “re galantuomo”,

parola di Matilde Serao


Il passo che segue, relativo al trapasso di S.M. Francesco II, è stato tratto dall’opera: “Per la traslazione in Santa Chiara di Napoli dei resti mortali degli ultimi Sovrani delle Due Sicilie” – Napoli 1984 – di Padre Gaudenzio dell’Aja, francescano.

””” Nella seconda decade di dicembre, la Regina si recò ad Arco per trascorrervi i giorni di Natale e di Capodanno insieme col Consorte, ma la vigilia di Natale le condizioni di salute di Francesco di Borbone si aggravarono. Il 26 dicembre, dopo la celebrazione della Messa, furono amministrati al Sovrano il Viatico e l’Estrema Unzione.
Confortato dalla benedizione del Sommo Pontefice, Francesco II si spense in Arco il 27 dicembre 1894, alle ore 14,34.
Erano presenti al transito la Regina Maria Sofia, il Conte di Caserta e gli Arciduchi di Austria, Alberto, Ranieri ed Ernesto.
Napoli apprese la notizia della morte di Francesco II di Borbone dalle colonne de Il Mattino. Matilde Serao scrisse in prima pagina un articolo dal titolo « Il Re di Napoli », in cui fra l’altro diceva: 
«Don Francesco di Borbone è morto, cristianamente, in un piccolo paese alpino, rendendo a Dio l’anima tribolata ma serena.
Giammai principe sopportò le avversità della fortuna con la fermezza silenziosa e la dignità di Francesco secondo. Colui che era stato o era parso debole sul trono, travolto dal destino, dalla ineluttabile fatalità, colui che era stato schernito come un incosciente, mentre egli subiva una catastrofe creata da mille cause incoscienti, questo povero re, questo povero giovane che non era stato felice un anno, ha lasciato che tutti i dolori umani penetrassero in lui, senza respingerli, senza lamentarsi; ed ha preso la via dell’esilio e vi è restato trentaquattro anni, senza che mai nulla si potesse dire contro di lui. Detronizzato, impoverito, restato senza patria, egli ha piegato la sua testa sotto la bufera e la sua rassegnazione ha assunto un carattere di muto eroismo… Galantuomo come uomo e gentiluomo come principe, ecco il ritratto di Don Francesco di Borbone».
La salma di Francesco II, vestita con abiti civili su cui spiccavano le decorazioni e fra queste la medaglia al valore militare per la difesa di Gaeta, restò esposta nella camera ardente fino alla sera del 29 dicembre”””.


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Il sacco di Lauria – Serata per la memoria storica

Concerto-spettacolo per la verità storica sul decennio francese.

Sabato 21 dicembre, ore 18.00, Lauria (Potenza), Sala Atomium, Teatro di Lauria, serata per la memoria storica nel ricordo del “sacco di Lauria” (1806) a cura del “Centro Studi Pietro Calà Ulloa”. 
Concerto-spettacolo e musica popolare napoletana con Gianni Aversano e i Napolincanto e racconti su ricerche di Antonio Boccia, vicepresidente e Sovrintendente del Movimento Neoborbonico per la Basilicata, Gennaro De Crescenzo, Salvatore Lanza e “Passato e Futuro Onlus”. 
Un’occasione importante e suggestiva per ricostruire la verità storica di un evento più che mai significativo della storia del Regno di Napoli (l’invasione francese del 1806, i conseguenti massacri e saccheggi subiti dalle popolazioni meridionali e le grandi ed eroiche “insorgenze” popolari) e per incontrare i responsabili Neoborbonici e del “Parlamento delle Due Sicilie – Parlamento del Sud” della Lucania.



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La Terra dei Borbone a Ordona

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